PERUGIA – Diciassette anni di Premio “Leandro Roscini”, una borsa di studio lasciata dall’indimenticabile socio degli Amici della Musica ai giovani musicisti umbri.
Quest’anno è toccato al pianista Fabio Afrune, ultimo di una lunga lista di aspiranti artisti che devono molto alla generosità e alla lungimiranza di un uomo della grande finanza, innamorato della musica, amico personale di Claudio Abbado e presenza costante nei concerti del sodalizio che aveva allora, per presidente, il compianto Franco Buitoni.
La borsa fu studiata con particolare attenzione: si trattava non di premiare “una tantum”, ma di aiutare a promuovere una carriera di chi, partendo dalla piccola Perugia, volesse affrontare la difficile strada del concertismo. E si che la vita di un giovane musicista è fatta di sacrifici di ogni genere, e necessita di supporti economici di non scarso rilievo. La borsa Leandro Roscini andava ad incrementare le scelte di studio di chi l’avesse conseguita: la individuazione di una prestigiosa sede di maturazione, innanzi tutto, e poi, il pagamento di una quota non irrisoria a parziale sostegno delle spese di iscrizione, di viaggio e di mantenimento “in loco”.
Dal lontano 2003, anno della sua prima formulazione, il “Leandro Rossini” ha individuato una serie di talenti che si sono irradiati per tutta Europa al fine di curare la propria educazioneina fonti prestigiose di apprendimento. Cominciarono il violoncellista Giacomo Menna e l’organista Riccardo Bonci e l’anno dopo fu la volta di Lorenzo Lucca e di Adriano Falcioni. Oggi Lucca suona in prestigiose orchestre tedesche e Falcioni gira il mondo, convocando nella nostra cattedrale organisti di grande spessore interpretativo per il suo Festival laurenziano.
Dopo il 2005, con Luigi Menna e Anna Laura Mariotti, il Roscini vide, nell’anno successivo l’assegnazione al violinista Stefano Menna, per poi individuare, nella sessione successiva la pianista Sara Pelliccia e il violista Giovanni Menna. Il 2008 fu l’anno di Marco Bartoli alla chitarra e l’edizione successivo laureò il fagottista Luca Franceschelli, presenza infallibile e pregevole dei concerti dell’orchestra da Camera di Perugia, dopo esperienze sinfoniche con Muti e Abbado.
Il 2010 fu l’anno della pianista Yumi Palleschi, mentre per il 2011 non ci fu assegnazione. Benedetta Rossetti e il flautista Jona Venturi si divisero la borsa del 2012, precedendo la terrna del 2013, il percussionista Alberto Toccaceli e l’oboista Federica Gusticchi, il violinista Jacopo Brustenga.
Si deve aspettare il 2014 per avere una nuova emissione, il clarinettista Sebastian Hayn, oggi a Salisburgo, il cornista Mattia Venturi e la violoncellista Agnese Menna, Nel ’16 l’oboista Cecilia Rossi andò a spendere la sua borsa in Norvegia, a Stavanger, precedendo il trittico del ’17, il chitarrista Federico Pedini, il violinista Federico Venditti e il trombonista Flavio Pannacci. L’anno scorso la violinista Colomba Betti e poi, Afrune, studente del Morlacchi, laureato nel corso di Gabriella Rivelli.
Abbiamo chiesto a Fabio di raccontarci le sue fasi di avvio allo studio nel Conservatorio reale di Bruxelles, e il suo racconto è pieno di umorismo e di umanità.
«Cinque ore di ritardo sul volo, arrivo alla stazione centrale che, in fatto di sicurezza non ha niente da invidiare a Fontivegge. Dalla Gare di Midi alla zona Royale, i grandi giardini dai bellissimi colori, cani a passeggio, gente supina sull’erba, infatuati a correre e sudare, birra sigarette. È agosto. Una bella dormita al Sun Hotel, poi l’esame di ammissione al Conservatorio, nascosto dai pannellai della ristrutturazione. Aule che non sono poi un gran che, ma pianoforti eccellenti».
È su uno Steinway dalla tastiera morbida che Fabio ha suonato Scriabin e Rachmaninov, i suoi autori di elezione.
Con i suoi voti conseguiti al Morlacchi, Afrune è stato esentato dalla frequenza a parecchie materie, ma ha dovuto entrare nel progetto Tepap, che consiste nella stesura di una tesi che verrà a discussa a fine anno accademico. E poi l’approccio col docente di riferimento, Joan Schmidt, due mani gigantesche per formidabili prestazioni tecniche, molta disponibilità al dialogo, attenzione umana verso il discente. Programmi di studio di altissima tessitura, dalla Parafrasi su Rigoletto di Liszt, a Kreisleriana di Schumann, e il miraggio di un Rachamaninov-2 che per ora è un po’ lontano.
«Lezioni alle 8 e 15, come a scuola, 25 compagni di studio, con tre assistenti, prove di esecuzione pubbliche, con colleghi che fioccano pezzi da concorso, Balakirev, Liszt, il Beethoven delle 32 Variazioni. Mi trovo bene, – conclude Fabio, e in cuor mio ringrazio chi ha contribuito a rendere più accessibile il mio studio al Conservatorio reale di Bruxelles».
Conquistati i galloni del Roscini, Fabio Afrune affila le sue dita per le prove che lo attendono nel futuro e ringrazia, in cuor suo, il concittadino che ha contribuito alla sue scelte di vita.
Ma le cose non finiscono qui. Anni dopo la scomparsa di Leandro e l’istituzione del suo premio un altro benefattore, Giancarlo Padalino, incrementò la dotazione della borsa di studio col suo patrimonio personale. Ora la somma è decisamente rappresentativa e, in previsione di tempi imminenti, il presidente della Fondazione Perugia Musica Classica, Anna Calabro, in piena concordia con l’erede morale di quanto Padalino ha lasciato, Carlo Basurto, vorrebbe che altri giovani musicisti operanti nella regione potessero accedere a un fondo economico che farebbe la differenza nella progettazione di un loro futuro professionale. Assegnando al Roscini-Padalino un ruolo di centralità nel processo di intervento del capitale privato nel pubblico: una sorta di Ars Bonus scaturito da indimenticabili anime generose, amanti della musica e della propria terra.
Stefano Ragni