Oltre 300 milioni di euro. È questa la cifra che serve per completare la ex Ferrovia Centrale Umbra. Lo ha detto l’assessore regionale ai trasporti, Enrico Melasecche, rispondendo durante il question time in consiglio a una interrogazione dei consiglieri regionali della Lega Francesca Peppucci, Valeria Alessandrini, Valerio Mancini, Daniele Carissimi, Eugenio Rondini, Stefano Pastorelli, Daniele Nicchi e Paola Fioroni per avere un «aggiornamento circa lo stato di avanzamento dei lavori del servizio di trasporto ferroviario della ex-Fcu sospeso il 12 settembre 2017».
Nell’illustrare l’atto, la Peppucci ha ricordato che «a causa del prolungarsi della sospensione del servizio ferroviario e delle numerose inefficienze, molte persone sono state costrette ad abbandonare il servizio sostitutivo in autobus a favore di quello privato. Dispiace e fa rabbia vedere che la ferrovia regionale sia stata inserita da Legambiente nella black list delle peggiori d’Italia. Dobbiamo assolutamente cercare di recuperarla e dare risposte concrete ai cittadini considerate le numerose criticità nel servizio sostitutivo su gomma, tra cui i lunghi tempi di percorrenza della tratta, oltre al fatto che parte dell’Umbria è sprovvista del servizio su rotaia. I lavori nella tratta sud Perugia-Terni della ex Fcu, non risultano iniziati, malgrado con Decreto Interministeriale di aprile 2018 la Ex Fcu sia stata inserita tra le ‘Strutture di interesse nazionale’. La conclusione dei lavori della tratta Perugia-Sansepolcro non sembra volgere al termine in tempi rapidi».
La nuova Ferrovia Centrale Umbra è come la tela di Penelope, non si riesce a vederne la luce. Tante volte annunciata come cosa fatta, la sua riapertura è stata sempre rinviata. E così si continua a soffrire in attesa che venga risistemata la secolare rete ferroviaria regionale, di vitale importanza per la viabilità e per l’economia interna. I tempi, a detta di chi se ne intende, saranno ancora molto lunghi. I più ottimisti parlano di un’altra decina d’anni di patimenti.
C’è ancora da sistemare la tratta ex Fcu tra Città di Castello e Perugia Ponte San Giovanni, quella fino a Sansepolcro, per non parlare del tragitto da ripristinare tra Perugia Ponte San Giovanni e Terni, che prevede l’adeguamento di circa 30 chilometri di linea. Come stenta ad essere partorita l’opera di rielettrificazione incorporata, che prevede la messa a regime dell’antenna metropolitana. E così si va avanti a passo di lumaca. Un tormento infinito. Basti dire che si marcia a 50 km/h, con velocità medie commerciali di circa 25-30 chilometri orari.
E, come più volte lamentato da Carlo Reali dell’associazione “Il Mosaico”, “per fare gli ottanta chilometri che mettono in contatto i due capoluoghi di provincia servono 4 ore”. Mentre Gianni Martifagni, della Cisl-Fit, non si stanca di ripetere “siamo al caos totale, la ex Fcu gestita da BusItalia anziché da Trenitalia, rende difficile costruire orari che consentano valide coincidenze tra bus e i treni delle due aziende”.
E intanto ai passeggeri esasperati e scontenti non rimane che attendere furiosi in stazioni prive di tettoie, sotto il caldo torrido, o al freddo e alla pioggia, per salire su mezzi che non hanno fretta, che si vedono sorpassare da ciclomotori e biciclette. E sì che con tutti i soldi stanziati per l’opera a questo punto Fcu, da gallina dalle uova d’oro a vacca da mungere, cosa c’è dietro? Il 2019 avrebbe dovuto vedere la rinascita della Ferrovia Centrale Umbra ed il definitivo passaggio dalla gestione di Umbria Mobilità a Rete Ferroviaria Italiana.
La ex Fcu avrebbe dovuto beneficiare di non meno di 63 milioni sbloccati dal Cipe durante il 2017, più altri 583 milioni stanziati nella seconda metà del 2018 di cui una parte non specificata (sembrerebbe almeno 134 milioni) destinati ufficialmente dalla Regione proprio alla ex Fcu. Ma malgrado questi numeri, e l’inserimento da parte di Rfi della tratta tra Perugia, Ponte San Giovanni e Terni nell’asset delle ferrovie nazionali strategiche, il completamento del passaggio di consegne continua a slittare. Nel frattempo sono saltati tutti i cronoprogrammi. Il 2019 avrebbe dovuto vedere la rinascita della Ferrovia Centrale Umbra ed il definitivo passaggio dalla gestione da Umbria Mobilità a Rete Ferroviaria Italiana.
Ma si continua a rimandare. E come se non bastasse a imbrigliare ancor più la matassa e a inceppare ulteriormente le procedure burocratiche, ci si è messa anche la crisi politica che ha visto saltare per aria la Giunta Marini.
Adesso la questione è tornata sul tavolo, e dunque ci vorranno ancora altri mesi di trattative per cercare di sciogliere i tanti nodi nati proprio dalla difficoltà di certificare le aziende, verificare la qualità dei lavori dati in appalto, esercitare il controllo che richiede la rigorosa applicazione di tutte le procedure di affidamento.