di Bruno Di Pilla – Oggi e domani, venerdì 29 e sabato 30 maggio, il popolo ebraico celebra in tutto il mondo la grande festività di “Shavuòth”, che precede di appena un giorno l’omònima Pentecoste cristiana, in programma domenica 31. Dopo 49 giorni di ferventi suppliche all’Altissimo, gli amati discendenti di Mosè, nostri fratelli maggiori nella fede, si raccolgono nelle Sinagoghe ovunque sparse nel pianeta per ringraziare il Signore degli abbondanti frutti della Terra e, soprattutto, del dono della Toràh, il Pentateuco biblico. La Pentecoste ebraica, sul cui tronco s’innesta quella cristiana, fa seguito alla gioia per la celebrazione di “Pèsach”, la Pasqua, protrattasi per 8 giorni (dal 9 al 16 dello scorso mese di aprile), allorché, come ogni anno, si fece memoria della prodigiosa liberazione del popolo eletto dalla schiavitù d’Egitto, narrata nel Libro dell’Esodo.
Emblematico e suggestivo è l’intreccio delle festività israelitiche con quelle cristiane, che forniscono un quadro esauriente delle mirabili opere compiute dall’Onnipotente Creatore, racchiuse nei 76 Libri della Bibbia, 49 facenti parte del Primo Testamento, 27 del Secondo. Le Sacre Scritture, il cui messaggio salvìfico si rivolge agli uomini d’ogni tempo, costituiscono da millenni il volume più letto del mondo, non a caso tradotto in oltre 1.100 lingue e dialetti. Del “Libro dei Libri”, come viene anche definita la Bibbia, esistono antiche versioni in forme idiomatiche orientali ed occidentali. Tra le altre, celebre è la traduzione in latino nel IV secolo d. C. di san Gerolamo, detta “Vulgata”, che il Concilio di Trento definì autentica in materia di fede e costumi. Molto conosciute ed apprezzate sono anche le versioni in tedesco di Martin Lutero e in italiano di Samuel David Luzzatto ed Alfredo Disegni. Al di là delle molteplici interpretazioni e trasposizioni linguistiche, va sottolineato il fatto che gli ebrei ed i primi cristiani designarono la Scrittura con un unico termine: “Alleanza” tra Dio e l’umanità.