Severino Santiapichi si è spento nell'ospedale Maggiore di Modica, dove era ricoverato da qualche giorno. Lo scorso maggio aveva compiuto 90 anni.
È stato presidente della Corte d'assise nel processo agli esponenti delle Brigate rosse sul sequestro Moro, e nel processo all'attentatore di papa Giovanni Paolo II, Ali Agca. La salma verrà trasferita nella sua città natale di Donnalucata, frazione marinara di Scicli, dove viveva. Era spesso ricorrente ai media la sua frase riferita ai fatti controversi della storia Italiana “Una cosa dobbiamo imparare, che ammettere di non conoscere un aspetto non significa che ci sia un mistero”
Significativa la presenza di Santiapichi nel capoluogo umbro nel 1995 – in una nota diffusa dall'Ansa – così lo descrive il Procuratore Gennerale Fausto Cardella ” Insieme ai colleghi, al personale amministrativo ed alla polizia giudiziaria della procura generale, della Repubblica di Perugia ricordo con commozione e affetto Severino Santiapichi: la sua saggezza, la sua profonda conoscenza del mondo giudiziario, la sua superiore cultura giuridica ne fecero la guida e il punto di riferimento per tutti noi, in anni di grande impegno per la magistratura perugina. Arguto, dotato di una ironia sottile e garbata, dalla battuta fulminante, soleva dire: è giusto che i giudici parlino solo per sentenze, ma qualcuno, però, quelle sentenze poi deve leggerle. Avverto l'onore di sedere sulla sedia che fu sua”.