Due infermieri della centrale operativa del 118 (una infermiera professionista e un operatore telefonico) sono stati rinviati a giudizio dal gup Margherita Amodeo.
L’accusa è quella di aver confuso i sintomi di un infarto con un mal di pancia. Un errore che sarebbe costato la vita al paziente. Furono loro a decidere di inviare un’autoambulanza non medicalizzata. E dunque ora devono rispondere all’accusa di omicidio colposo.
Il fatto avvenne nel giorno di Natale del 2017. All’ospedale di Perugia pervenne una richiesta d’aiuto per un 55enne residente a Monteluce che si era sentito male. Il paziente perse la vita per attacco cardiaco a seguito di una pregressa patologia arteriosa. Il decesso avvenne durante la corsa in ospedale nella quale non erano stati piazzati i mezzi per soccorrerlo. Perché i sintomi furono appunto interpretati diversamente dai due operatori della centrale operativa del Santa Maria della Misericordia. I due dipendenti del Santa Maria della Misericordia, di 38 e 58 anni, vengono ritenuti responsabili dalla Procura di «aver privilegiato l’ipotesi meno grave di gastroenterite sulla base dei sintomi di vomito e diarrea che non imponevano l’invio dell’ambulanza medicalizzata, rispetto alla alternativa della ricorrenza di patologia cardiovascolare anche significativa ipotizzabile sulla base del riferito quadro di ipertensione arteriosa e di dolore toracico».
Ai due viene lamentata «imperizia e imprudenza nell’esercizio della professione sanitaria e nell’applicazione del manuale di regolamenti, protocolli e procedure organizzative generali del sistema 118».
Entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Massimo Casucci.