Cinquant’anni di sacerdozio, di cui 47 trascorsi alla guida della parrocchia di San Venanzo e più di 10 a disposizione del carcere di Maiano, di cui è stato a lungo cappellano. Come riporta Il Messaggero di oggi, don Paolo Peciola ha celebrato sabato le speciali Nozze d’oro e lo ha fatto insieme alla sua gente, nella chiesa di Santa Rita, dove il 4 settembre del 1971 è stato ordinato sacerdote.
A salutarlo, in una tappa così importante, c’erano tantissime persone, sia dentro che fuori la chiesa. Famiglie, bambini di ieri e di oggi, adulti di età diverse, rappresentanti della polizia penitenziaria e dell’associazionismo: ciascuno legato a don Paolo da un ricordo, un’esperienza, un progetto e, immancabilmente, da un sorriso. Don Paolo, spoletino doc, è sempre stato del resto «il prete di tutti», anche di quelli più restii a frequentare la chiesa, ma che in lui hanno trovato un confidente, un consigliere, un amico. Un buon pastore parafrasando il brano del Vangelo letto durante l’omelia di quelli che si sporcano le mani, abituato a stare in mezzo alle sue pecore, a gioire con loro di fronte agli eventi positivi e a patire insieme nei momenti più difficili. La sua gente, appunto: proprio a loro si è rivolto esortandoli a non abbandonare mai la partecipazione, sia nelle iniziative cittadine che diocesane. «Occorre che il gregge ha detto proseguendo nella metafora del buon pastore sia obbediente con intelligenza. La vita cristiana, ma anche quella cittadina, va vissuta insieme. Come cittadini occorre riappropriarsi della città, essere creativi, propositivi, partecipi. Un popolo non è importante solo quando paga le tasse. Lo stesso vale per i cristiani: non deleghiamo sempre agli altri, riprendiamoci le parrocchie, miglioriamo e valorizziamo le iniziative del passato e cerchiamo di essere sempre coesi».
Da qualche mese don Paolo non è più parroco di San Venanzo: al compimento del 75esimo anno di età, infatti, i sacerdoti presentano le dimissioni, cosa che ovviamente ha dovuto fare anche don Peciola, cui il vescovo ha chiesto di aiutare don Eugenio a Valle San Martino, dove si reca più volte a settimana.