Di Ciuenlai – C'è un piano, sul quale si starebbe alacremente lavorando, per evitare il default delle Province di Perugia e di Terni.
Si tratta di un combinato disposto tra fondi Ue, nazionali e regionali in grado di coprire il buco dei due enti intermedi. Prima di spiegarlo occorre fare due premesse:
I tempi – Come annunciato ieri la “ghigliottina” non scatterà il 30 di settembre. Dal momento in cui le due province annunceranno l'impossibilità di chiudere il bilancio passeranno 20 giorni prima che il meccanismo di commissariamento si metta in moto. “Basta aprire la sessione di bilancio del Consiglio – affermano gli esperti della materia – entro il 20 ottobre prossimo, per scongiurare lo scioglimento”.
I soldi – Le cifre “per evitare la catastrofe” sarebbero un po' diverse da quelle annunciate all'Upi. Basterebbero tra i 21 e i 22 milioni di euro (16 per Perugia e 6 per Terni) e non trenta come detto in questi giorni: E adesso il piano in tre mosse:
Fondi Comunitari – Servirebbero ad anticipare, in caso di necessità di cassa, la quota ancora non erogata dallo Stato e stanziata per pagare i 2/3 del costo del personale dei centri per l'impiego. Parliamo di 3 milioni di euro.
Fondi statali– Si intende attingere allo specifico fondo previsto dal Governo a favore delle Province a rischio default. I parlamentari umbri si starebbero adoperando per raddoppiare le risorse attingendo ad un altro capitolo che riguarda sempre la stessa voce, ma solo per particolari situazioni. In tutto 60 milioni dai quali si spera di ricavare dai 3 ai 6 milioni di euro. Mi direte ma non ci sono mica solo Perugia e Terni in questa situazione. No ma le province umbre “sono nettamente in testa “alla classifica del deficit per crediti non riscossi.
Fondi Regionali – Il “resto manca” e dovrebbe naturalmente metterlo la Regione dell'Umbria. Bartolini ha già dichiarato di aver stanziato 6 milioni e mezzo per il pagamento del personale da trasferire. Mancherebbero all'appello tra i 7 e i 10 milioni di euro. Una cifra non impossibile da trovare nelle pieghe di un bilancio che vale miliardi. “Ma senza trucchetti – ammoniscono i tecnici della Provincia – perchè se su questa somma, come ha sempre tentato di fare la Giunta Regionale, si conteggiano anticipazioni sui fondi di gestione e gli incassi per cose varie, multe comprese, allora siamo ai piedi della santa croce”.
Qualcuno obietterà : “ma se ogni anno bisogna fare queste operazioni tanto vale mandarle in default”. No perchè si tratta di una tantum . La crisi finanziaria delle Province, come hanno fatto rilevare i loro amministratori, non è per debiti, ma per crediti. Quindi quando Stato, Regioni ed altri enti avranno fatto la loro parte saranno in grado di gestire le loro competenze con i fondi a loro disposizione. Piuttosto va segnalato l'incredibile “casino” combinato in sede di applicazione della legge Del Rio. Oltre alla confusione sulle questioni procedurali, va segnalata anche la parte finanziaria. L'operazione era stata fatta per risparmiare un miliardo tondo. Ora di risparmi non se ne vedono. Anzi le spese sembrano aumentare. Se leggete questo articolo scoprirete che tra fondi per aiutare le Province a rischio default e copertura del personale dei centri per l'impiego siamo già ad una spesa che si avvicina ai 200 milioni di euro. Ma qualcuno dice che non è finita qui. Avevano dunque ragioni quelli che dicevano che la finta chiusura sarebbe costata 300 milioni di euro?