Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e i Ministri Daniele Franco (Economia e finanze) e Andrea Orlando (Lavoro e politiche sociali) hanno illustrato in conferenza stampa il Decreto Sostegni. 32 miliardi di scostamento (di cui 11 per imprese e professionisti, 5 per il piano vaccini, 8 per il lavoro e per la lotta alla povertà) organizzati in 5 aree di intervento: imprese e partite iva, lavoro, salute e sicurezza, enti territoriali, trasporto e scuola. Cancellate le cartelle esattoriali 2000-2010 per i redditi fino a 30 mila euro. I punti principali dell’atteso decreto presentato venerdì 19 marzo in conferenza stampa. Obiettivo del Governo: “dare più soldi possibile il più velocemente possibile”.
Sono 80 mila le imprese umbre che potranno usufruire del provvedimento approvato dal governo Draghi in consiglio dei ministri. Il Decreto sostegni divide professionisti e partite Iva dell’Umbria. Come riporta il Corriere dell’Umbria, per Roberto Tanganelli, presidente Confprofessioni Umbria, si tratta di un successo per la categoria. Il presidente Tanganelli promuove anche la sanatoria sulle cartelle esattoriali: “Lo stralcio delle cartelle prevede un importo contenuto di 5.000 euro – spiega – Riteniamo, come professionisti, che tale misura avrà impatti molto limitati”. Per Tanganelli la sanatoria sarà una vera e propria pulizia del “magazzino fiscale” degli italiani che appesantiva ed ingolfava l’Agenzia delle entrate e che sicuramente non sarebbero state pagate. “Verranno eliminate solo 61 milioni di cartelle su oltre 130 milioni – spiega – e in pancia all’agente della riscossione resteranno 75 milioni di ruoli per un valore contabile di 929 miliardi”.
Enrico Guidi, presidente di Mio Umbria, il Movimento imprese ospitalità che aderisce anche all’iniziativa di disobbedienza fiscale, lo definisce totalmente insufficiente, così Carlo Petrini, presidente Federmoda Umbria: “Il Decreto sostegno è un’offesa, una mancia rispetto al conto da pagare ai commercianti che con grande senso di responsabilità hanno tenuto chiusi per mesi i loro negozi. A fronte di tutto questo – evidenzia Petrini – nessun ristoro per chi ha avuto un calo di fatturato sotto la soglia del 30% e quattro spiccioli per chi ci rientra”. Petrini non ci sta: “Noi non siamo abituati a stare a casa e ad aspettare il reddito di cittadinanza seduti in poltrona – dice ironicamente – Vogliamo invece tornare a riaprire le nostre attività in tutta Italia”.