Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e il ministro della Salute, Roberto Speranza, hanno firmato il Dpcm con le nuove misure per il contrasto al contagio da Covid. La firma è arrivata dopo aver ricevuto un riscontro dalle Regioni sul testo finale proposto dal governo.
Non più un divieto, ma una «forte raccomandazione». L’idea di oltrepassare la metaforica soglia delle case degli italiani e di imporre il divieto di organizzare feste o assembramenti anche dentro le mura domestiche, alla fine non è passata. Dopo uno scontro anche aspro sull’opportunità e la costituzionalità di simili misure, la linea prudente di Giuseppe Conte ha prevalso sui rigoristi del governo, da Roberto Speranza a Dario Franceschini. Ed è stato lo stesso premier, durante la cabina di regia nella Sala Verde di Palazzo Chigi, a illustrare il risultato della sua faticosa mediazione ai governatori collegati in video conferenza, presenti i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia.
Le misure anti contagio del nuovo Dpcm firmato saranno valide per i prossimi trenta giorni.
Ecco cosa prevede il nuovo Dpcm:
Divieto di feste private al chiuso o all’aperto
Il divieto di feste private al chiuso o all’aperto e “forte raccomandazione” a evitare di ricevere in casa, per feste, cene o altre occasioni, più di sei familiari o amici con cui non si conviva. E’ la novità principale del nuovo Dpcm.
Stretta sulla movida
Ristoranti e bar dovranno chiudere alle 24 ma dalle 21 sarà vietato consumare in piedi, quindi potranno continuare a servire i clienti solo i locali che abbiano tavoli, al chiuso o all’aperto. Restano chiuse le sale da ballo e discoteche, all’aperto o al chiuso, mentre sono permesse fiere e congressi.
Divieto di gite scolastiche
Torna poi il divieto di gite scolastiche e anche lo stop al calcetto e agli altri sport di contatto svolti a livello amatoriale.
Obbligo di mascherine in luoghi chiusi e all’apertoL’articolo 1 del Dpcm stabilisce che “è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande”. Dall’obbligo è escluso chi fa attività sportiva, i bambini sotto i 6 anni, i soggetti con patologie e disabilità incompatibili con l’uso della mascherina. Viene inoltre “fortemente raccomandato” l’utilizzo dei dispositivi “anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi”.
Cinema e concerti
Resta per gli spettacoli il limite di 200 partecipanti al chiuso e di 1000 all’aperto, con il vincolo di un metro tra un posto e l’altro e di assegnazione dei posti a sedere. Sono sospesi gli eventi che implichino assembramenti se non è possibile mantenere le distanze. Le regioni e le province autonome possono stabilire, d’intesa con il Ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi. Sono comunque fatte salve le ordinanze già adottate dalle regioni e dalle province autonome.
Stadi
Per le competizioni sportive è consentita la presenza di pubblico, “con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1000 spettatori” all’aperto e 200 al chiuso. Va garantita la distanza di un metro e la misurazione della febbre all’ingresso. Le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire, d’intesa con il ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e degli impianti; con riferimento al numero massimo di spettatori per gli eventi e le competizioni sportive non all’aperto, sono in ogni caso fatte salve le ordinanze già adottate dalle regioni e dalle province autonome.
Sport
Sono vietate tutte le gare, le competizioni e tutte le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere amatoriale. Gli sport di contatto sono consentiti, si legge nella bozza del Dpcm, “da parte delle società professionistiche e – a livello sia agonistico che di base – dalle associazioni e società dilettantistiche riconosciute dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP), nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi”.
Quarantena «breve»
Con una circolare del ministero della Salute firmata dal direttore generale Giovanni Rezza cambiano da ieri anche le regole sui tempi della quarantena e dell’isolamento fiduciario. I positivi asintomatici «possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno dieci giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo». Quindi la quarantena obbligatoria si riduce di cinque giorni e basterà un solo tampone per poter uscire di casa. La circolare infine raccomanda di promuovere l’uso della app Immuni per facilitare il tracciamento dei contatti, un tema che sta molto a cuore a Conte e a Speranza.
Lo smart working
A nome dell’Anci, il presidente e sindaco di Bari Antonio Decaro ha proposto, per ridurre la presenza dei pendolari sugli autobus, di «incentivare lo smart working e differenziare gli orari delle scuole». Ma se il Comitato tecnico-scientifico aveva suggerito al governo di portare dal 50 al 70 per cento la quota di lavoro a distanza, il Dpcm si limita a raccomandare che le attività professionali «siano attuate anche mediante modalità di lavoro agile», da casa o «in modalità a distanza».
Didattica a distanza
Voci e ipotesi si sono rincorse per tutto il giorno, ma il testo del decreto ha smentito il ritorno alla didattica a distanza per le scuole superiori, che tanto aveva agitato gli animi durante la cabina di regia tra governo e Regioni. L’idea di Luca Zaia (Veneto) di mandare a casa i liceali degli ultimi anni per decongestionare i mezzi pubblici, è stata a lungo discussa e contestata. Il presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha chiarito che la paternità della trovata non è sua ma «di altre Regioni» e dal ministero dell’Istruzione è trapelato il «secco no» di una furibonda Lucia Azzolina, che guarda i dati e ricorda come le scuole italiane abbiano i contagi più bassi d’Europa. «Dobbiamo tutelare soprattutto il lavoro e la scuola», è il principio sostenuto dal ministro per le Autonomie, Francesco Boccia.
L’alt del Quirinale
Il cambio di rotta sulle feste private è maturato per la contrarietà del premier e di diversi ministri e anche per gli «avvisi» che, dal Quirinale, sono arrivati al governo. Dalle stanze e dagli uffici del Colle più alto è stato fatto notare che nel decreto del 7 ottobre, che fa da cornice giuridica al Dpcm di Conte, si parla di nuove regole per i luoghi pubblici, ma non si fa cenno ai luoghi privati. Quindi la proposta del ministro della Salute di «vietare tutte le feste» perché il 75% dei contagi avviene tra familiari e amici, se scritta nel Dpcm sarebbe stata in contrasto con la norma primaria.