di Bruno Di Pilla – Educazione civica e Costituzione diverranno materie obbligatorie per i ragazzi italiani del XXI secolo. Meglio tardi che mai. Nelle scuole di ogni ordine e grado, va insegnato con polso fermo e chiarezza il concetto di Stato, come già avveniva, 5 secoli prima di Cristo, nella “polis” ateniese di Solone e Pericle, autentici padri fondatori delle moderne democrazie interclassiste, in cui i ceti sociali più deboli vennero coinvolti, sia pure in parte, nella gestione della res publica.
Travolti dall’amor proprio e da una crescente idolatria del denaro, da accumularsi comunque, nonché da una pessimistica visione dell’esistenza, che sfocia spesso nell’idea nichilista dello “status naturae” e del tremendo motto “homo homini lupus”, elaborato da Thomas Hobbes per giustificare l’assolutismo del sovrano, molti nostri giovani campano alla giornata, senza neanche comprendere quanto importante sia il rispetto delle Istituzioni, del prossimo e dello stesso ambiente in cui vivono. Al contrario, se correttamente educato, l’essere umano non cresce malvagio e violento, ma diviene quel socievole animale delle cui virtù scrisse il filosofo Aristotele, insigne discepolo di Platone. Preso per mano da insegnanti coscienziosi e preparati, l’allievo, sin dalle elementari, deve capire che solo interagendo con altri individui e nell’associazione per eccellenza, appunto lo Stato, egli potrà perseguire e realizzare le sue aspirazioni.
D’altronde, respinte ed archiviate – si spera per sempre – le nefaste concezioni di Stati variamente dittatoriali (patrimoniali, assoluti, di polizia, totalitari, confessionali), quello italiano, sorto dalle ceneri della seconda guerra mondiale, poggia su solide basi libertarie, laiche e democratiche, garantite dalla Costituzione del 1948, frutto di una mirabile osmosi tra diverse scuole di pensiero politico-economico, che a tutti i cittadini assicura le più ampie libertà espressive e di manovra. In sostanza, grazie alla celebre teoria istituzionale di Santi Romano, lo Stato costituisce il più perfetto degli ordinamenti giuridici creati dall’uomo per il conseguimento delle sue finalità, sebbene il “paterfamilias” degli ideali cosmopoliti e rispettosi delle altrui peculiarità intellettive e conseguenti scelte di vita sia l’illuminista Jean-Jacques Rousseau, autore dell’imperituro Contratto Sociale.
Dalla tesi contrattualistica, secondo cui i cittadini concordano nel delegare allo Stato non tutti i poteri, come predicava Hobbes, ma solo prerogative e compiti altrimenti impossibili da raggiungere, scaturì quella organicistica dei tedeschi Gierke e Preuss, per i quali la massima comunità nazionale è il frutto dell’innata tendenza associativa dell’uomo, cementata dalla forza del diritto. Proprio nel seno dello Stato etico, avrebbe poi affermato lo stesso Hegel, individui, famiglie ed ogni altro gruppo sociale possono compiutamente realizzarsi, in virtù della molteplicità di fini cui esso è in grado di provvedere.
Questa innegabile verità hegeliana, purtroppo, venne poi travisata e surrettiziamente interpretata dalle feroci dittature novecentesche di destra e sinistra, che distrussero la fondamentale tripartizione dei poteri statuali e soffocarono, nei sudditi schiavizzati, ogni anèlito di libertà. Proprio per evitare immani tragedie e formare buoni cittadini è urgente, sin dalla più tenera età, l’insegnamento dell’Educazione Civica e della nostra bella Costituzione, democratica e repubblicana.