Ai tempi del coronavirus anche gli spacciatori devono adeguarsi. Anche a Terni, come in tanti centri, durante i controlli, le forze dell’ordine hanno fermato alcuni riders impegnati alla distribuzione a domicilio di sostanze stupefacenti.
Insomma il virus non ha azzerato i reati. I numeri di denunce in calo negli ultimi tempi sono riconducibili in buona parte al fatto che i cittadini non escono di casa se non per le primarie esigenze quotidiane e sono scoraggiati dalle tempistiche.
Ma di certo per alcune tipologie di crimini il coronavirus ha inciso parecchio. E in sofferenza per l’emergenza Covid-19 sono anche il mercato del sesso a pagamento e quello dello spaccio. Ma seppur fortemente ridimensionato, quest’ultimo “comparto” ha visto i pusher cambiare strategia. Non più spacciatori in attesa dei clienti nelle solite “piazze” dello spaccio, ma consegne “a domicilio” con dosi sistemate ad hoc in spazi concordati con i clienti, vicino alle abitazioni o lungo i tragitti percorsi per riconosciute esigenze quotidiane.
E qualcuno tra gli spacciatori si muove pure attrezzato con le mascherine; come dire, la salute prima di tutto.
Si calcola che con lo spiegamento di forze dell’ordine l’obbligo di non uscire e buona parte delle attività economiche ferme, il giro d’affari per gli spacciatori di strada è drasticamente calato. Si stima che la riduzione per gli “operatori del settore” sia valutata nell’ordine del 70%-80%. O meglio, la richiesta ci sarebbe ugualmente, ma per via degli spostamenti limitati i clienti non riescono più a raggiungere i propri fornitori. Chi sgarra viene denunciato come successo di recente a qualcuno trovato nottetempo in giro con la scusa di cercare un tabaccaio aperto, mentre chi per problemi di dipendenza può uscire per finalità terapeutiche trova comunque difficoltà a reperire fonti di approvvigionamento con i parchi chiusi e le strade deserte pattugliate a ogni ora.
Così la maggior parte dei pusher ha temporaneamente cambiato aria o si è eclissato per non dare nell’occhio. Ma dal momento che la domanda comunque c’è, anzi in alcuni casi è anche aumentata, visto il disagio psichico legato alle difficoltà economiche, qualche spacciatore ha mantenuto parte del proprio giro cambiando modalità di consegna. Il coronavirus ha modificato le dinamiche e c’è chi si è ingegnato per trovare un’alternativa, avviando una sorta di servizio come “pony express della droga”, applicando su una scala più ampia un modello di consegna riservato in tempi precedenti al Covid-19 alla clientela “premium”.
Come emerge dai comunicati stampa ufficiali, gli arresti sono praticamente azzerati – rivela un esponente delle forze dell’ordine che accetta di parlare a garanzia dell’anonimato –. Chiaramente l’aumento esponenziale dei controlli su strada ha scoraggiato questo tipo di reati che si basano molto sullo spostamento di clienti e spacciatori. E sicuramente per lo stesso motivo si verificheranno problemi di approvvigionamento. L’unico vantaggio per i pochi pusher che attualmente lavorano è quello di essere nominalmente o materialmente senza fissa dimora, cosa che si traduce in una maggiore possibilità di girare dal momento che non è determinato dove debbano stare».