L’Umbria, insieme a Lombardia e Molise rientra tra le regioni da tenere sotto controllo. Nelle altre invece il coronavirus avrebbe una bassa probabilità di aumentare la trasmissione e anche un basso impatto sui servizi assistenziali.
Questa di fatto sarebbe la sintesi del monitoraggio della fase 2, in base al quale verranno prese le decisioni sulle varie riaperture.
tre le regioni sotto controllo
Come riportato dal Corriere, per quanto riguarda il Molise, la classificazione dei dati è passata da bassa a moderata, raggiungendo un livello 3. Questo è avvenuto per un “nuovo focolaio di trasmissione attualmente in fase di controllo che ha prodotto un aumento nel numero di casi nella scorsa settimana”. Nelle prossime settimane quindi si potrebbe vedere un aumento nella stima dell’indice di contagio Rt. Dato che l’indice R0 di partenza era comunque basso, per il momento non vi è nessun allarme in atto. Simile anche l’Umbria, dove la curva è salita ma vi è ancora “una ridotta numerosità di casi segnalati che pertanto non desta una particolare allerta”.
Nella classificazione moderata di livello 3 anche la Lombardia dove si vede una riduzione di segnali di sovraccarico dei servizi sanitari. Quindi meno affluenza e meno ricoverati nelle strutture ospedaliere. Anche se nella Regione vi sono ancora molti nuovi contagi, il numero è comunque in diminuzione. Il report settimanale realizzato dal ministero della Salute con l’Istituto superiore di sanità, in base al decreto ministeriale firmato da Roberto Speranza lo scorso 30 aprile, ha confermato che “le misure di lock-down in Italia hanno permesso un controllo dell’infezione da Covid-19 sul territorio nazionale pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus, con incidenza molto diversa nelle 21 regioni”.
Continuare a rispettare le norme
Il fatto che vi siano nuovi focolai, dà una situazione epidemiologicamente fluida in molte regioni italiane. Questo rende necessario continuare a rispettare le norme di sicurezza per evitare il rischio di trasmissione del virus, quali il distanziamento sociale e l’igiene individuale. Il ministro Roberto Speranza, nel commentare i risultati, si è detto sollevato nel constatare che la curva, con il passare delle settimane, si è finalmente piegata. Rimane però preoccupato perché i numeri sono ancora elevati. Sarebbe opportuno, secondo il ministro, riaprire moderatamente, usando cautela e prudenza. Il report settimanale è stato stilato grazie ai numeri pervenuti dalle varie Regioni, dopo che un paio di giorni fa i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza avevano sollecitato in una lettera il loro invio.
Presidente Tesei: “la commedia dell’assurdo, capovolta la realtà di una delle regioni più sicure d’italia”
“Siamo all’assurdo, al paradossale. Una regione, l’Umbria, che vede 94 persone positive al coronavirus su una popolazione di quasi 900 mila abitanti, solamente 2 pazienti in terapia intensiva, una curva dei guariti in forte ascesa e quella del numero dei contagiati a picco, ma che viene incredibilmente indicata come una regione a rischio. Perché? Perché tra gli indicatori utilizzati c’è il famigerato indice Rt che adotta un meccanismo di confronto dei numeri dei contagi settimanali che va a penalizzare proprio le regioni che sono nella fase di coda del contagio, che hanno numeri bassi in termini assoluti, ma che appaiono alti in termini percentuali. Una formula le cui lacune, per chi vive come noi la fase di uscita dal contagio, sono evidenti. Tra l’altro i nostri nuovi rari casi, ormai da 10 giorni ad un passo dallo zero, provengono da screening mirati che stiamo facendo proprio per evitare cluster”. È quanto afferma la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, in merito al monitoraggio del Ministero della Salute e dell’Iss, l’Istituto Superiore di Sanità.
“Quello che sta subendo l’Umbria – rimarca la Presidente – è un danno di immagine ingiusto per una regione che ha gestito in maniera virtuosa la Fase 1 e che è pronta a ripartire, proprio forte del suo sistema sanitario ed al numero dei contagiati. A questo, tutti noi, dobbiamo dire no”.
“Ci dobbiamo battere – sottolinea – affinché l’immagine dell’Umbria sia tutelata e venga comunicata la situazione reale, quella che vede una terra dove il contagio è sotto controllo e che si presenta sicura per i suoi cittadini e per i turisti che vorranno raggiungerci. In tal senso siamo in partenza con una campagna di comunicazione mirata. Ma ogni umbro, con i mezzi a sua disposizione, può comunicare a tutta l’Italia la realtà di una terra bellissima, tranquilla e sicura”.
“Come Regione – rende noto -, abbiamo scritto al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità per rivedere le modalità con cui viene formulato il giudizio sulla situazione delle regioni. Un giudizio che non può prescindere da tutti i fattori, come il numero di contagi in rapporto agli abitanti, i posti ospedalieri occupati rispetto a quelli disponibili, l’eventuale presenza di focolai”.
“Non abbassiamo la guardia – conclude la presidente Tesei -, continuiamo a rispettare le regole, soprattutto del buon senso, quelle che hanno contribuito a fare della nostra regione una terra sicura. E non permettiamo capovolgimenti della realtà”.