di Francesco Castellini – Ormai dovremmo pure prenderne atto, in un lampo siamo stati messi tutti in libertà condizionata, ovvero, se non vogliamo essere “positivi”, agli arresti domiciliari.
Si stima che il 5% della popolazione non rispetti le regole, più del numero degli infetti.
Al di là delle ragioni – note e meno note – che portano gli italiani a disobbedire alla legge, anche quando il diktat dovrebbe provenire dalla coscienza piuttosto che dal legislatore, c’è un aspetto che non è sfuggito ai costituzionalisti e che potrebbe far saltare tutto l’architrave delle denunce sino ad oggi collezionate.
La leva è l’incostituzionalità del sistema per come delineato dal presidente Conte. La questione si gioca su un piano interpretativo. Fra legislatori e studiosi del Diritto, sono sempre più numerosi coloro che si dicono sicuri che un giorno, quando tutto questo sarà definitivamente chiuso, interverranno i giudici, e probabilmente la Corte Costituzionale, a sanare tutto.
Intanto tutte le forze dell’ordine schierate in campo continuano a comminare multe come se piovesse.
E ce n’è per tutti, dalla sanzione imposta a chi si è avventurato ad andare a cogliere asparagi in un bosco da solo, a chi ha portato a spasso il cane lontano da casa, a chi si spostato troppo dalla propria residenza per fare la spesa anche se è restato all’interno del comune, e giù sanzioni anche a qualche papà che si era concesso una passeggiata col proprio bambino.
E così, mentre qualche tutore dell’ordine è più conciliante, altri non sentono ragioni, tutto va bene pur di appioppare una sonora contravvezione da 400 a 3.000 euro per violazione delle norme anti Coronavirus.
Ma dubbi sulla costituzionalità di tali decreti vengono espressi da 9 magistrati di Aosta, che in riferimento al divieto di passeggiate dichiarano: “non sono illeciti”.
“Con estremo sconforto – soprattutto morale – abbiamo assistito – ed ancora assistiamo – ad ampi dispiegamenti di mezzi per perseguire illeciti che non esistono, poiché è manifestamente insussistente qualsiasi offesa all’interesse giuridico (e sociale) protetto”. Lo affermano nove magistrati di Aosta in qualità di “cittadini”: Eugenio Gramola, presidente del tribunale, i giudici Anna Bonfilio, Maurizio D’Abrusco, Luca Fadda, Davide Paladino, Marco Tornatore, Stefania Cugge (giudice a Ivrea) e i pm Luca Ceccanti ed Eugenia Menichetti.
“In un territorio – scrivono in una lettera aperta – qual è quello valdostano – ma anche altrove, in zone di campagna o collinari su tutto il territorio italiano – ove molti comuni hanno una densità di popolazione assai limitata a fronte di un territorio in gran parte esteso in zona rurale, che pericolosità rivestono le condotte di chi, per sopravvivere alla situazione pesante in cui tutti viviamo, avendo la fortuna di abitare in comune montano – o comunque in zone isolate – (con gli inconvenienti ben noti in condizioni normali, soprattutto in stagione invernale, per spostamenti anche ordinari) faccia una passeggiata nei boschi ‘osando’ allontanarsi anche per qualche chilometro dalla propria abitazione, laddove superate le ‘quattro case’ del paese – proprio nel raggio delle poche centinaia di metri di spostamento consentito od almeno tollerato – si spinga fino alle zone solitarie di montagna dove – se ha fortuna – potrà incontrare forse qualche marmotta, o capriolo o volpe, transitando al più in prossimità di qualche alpeggio, al momento anche chiuso”.
Quindi “fermo restando che è compito delle Forze di Polizia, e prima ancora dell’autorità politica che ne dirige l’operare, decidere come e dove concentrare i controlli sull’osservanza delle disposizioni emanate dal Governo, è difficile non chiedersi se davvero non si sappia immaginare un modo più utile per spendere il danaro pubblico, in settori ove ce n’è ben più bisogno per le tante necessità urgenti delle strutture sanitarie o per più seri interventi di prevenzione e protezione degli anziani in strutture di accoglienza”.
E a proposito vengono in mente le immagini dell’inseguimento di un uomo che passeggiava sulla spiaggia, ripreso in diretta dall’elicottero, immortalato dalla telecamera di Pomeriggio Cinque.
Alla vista di quel servizio molti telespettatori si sono indignati, come dimostrano i tanti commenti piovuti su Twitter. “Quello che non stupisce non è Barbara D’Urso, ma il fatto che un’istituzione come la Guardia di Finanza si sia prestata a tutto questo”, scrive uno.
E altri: “C’è da preoccuparsi sia per la spettacolarizzazione di questi episodi, ma anche per uno spreco di risorse indegno di un paese civile”, “Allucinante, è tutto vero: ci stanno educando alla delazione e alla gogna, finirà malissimo” e “Inseguono la gente che cammina da sola in spiaggia con l’elicottero, perché non fanno altrettanto con chi si macchia di reati gravi, come spaccio, mafia o evasione fiscale?”.