Nella giornata di ieri,30 Aprile,il nostro giornale non ha voluto prendere posizione e, dunque, non ha diffuso la notizia riguardante alcuni operai impiegati nei lavori dell’ex tabacchificio, per conto della società appaltatrice Carpedil (una società che ha preso un subappalto dalla Sea nel cantiere nel quale sta nascendo un quartiere di housing sociale,finanziato da Cassa Depositi e Prestiti), che hanno manifestato duramente chiamando a raccolta anche la stampa.
Tre lavoratori sono saliti avventatamente in cima ad una gru per attirare l’attenzione dei media, al fine di protestare contro i mancati pagamenti di alcune mensilità.
Nella tarda serata gli operai sono poi scesi dalla gru, soddisfatti della loro impresa, dopo avere ottenuto quanto gli spettasse di diritto.
Indubbiamente i lavoratori sono riusciti nel loro intento mediatico di far valere i loro diritti, ma con il risultato finale di danneggiare la società edile.
Il nostro giornale non si è trovato d’accordo con l’iniziativa intrapresa dagli operai seppur esasperati, anche per le dichiarazioni degli stessi nei confronti dell’impresa per cui lavorano.
Non c’è dubbio che il rumore mediatico ha danneggiato un’azienda del settore edile che opera in un mercato in forte crisi da anni, sopratutto in Umbria, dove sono fallite imprese prestigiose.
Abbiamo sentito un sindacalista che ci ha confermato che ancora prima che gli operai (tutti stranieri) organizzassero l’iniziativa – a nostro avviso eccessiva per il modo e per i termini, l’azienda, e per essa anche la Sea, avevano confermato ai sindacati la volontà di inoltro dei pagamenti ai dipendenti, rimasti sospesi dal mese di gennaio, impegnandosi – tra l’altro – a versare tutti i contributi di cassa edile.
Dobbiamo prendere atto che forse è stato fatto tanto rumore per nulla! E che si è utilzzato un metodo di “rivolta” non consono, che certamente ha dato vita allo scoop, ma con l’effetto di aver arrecato seri danni di immagine ad una azienda edile che cerca di sopravvivere in un mercato in forte crisi.