Di Ciuenlai – Si fa presto a dire Pd, poi bisogna trovarlo.
Non è certo la sala vuota dell'assemblea regionale a parlarci dello stato di saluto del primo partito dell'Umbria, ma una situazione generale che dimostra gli ormai “raggiunti limiti di età” di una struttura che produce tante divisioni e nessuna classe dirigente. Basta guardare quello che è successo nei comuni nei quali domenica si vota. In Provincia di Perugia tocca a 5 municipi.
Ebbene quello che una volta veniva indicato come “il partito” (uso ancora questa espressione del 900 perchè non ne trovo un'altra) non ha nessun candidato sindaco. Anzi in due realtà. Bettona e Bevagna, non ha proprio un candidato, perchè circoli ed iscritti (anche questo è un termine che deriva da un retaggio novecentesco, sarebbe meglio dire “affiliati”) hanno diviso il loro appoggio ad aspiranti sindaci di altre parrocchie. Dunque a Città di Castello il Pd ha rinnovato la sua fiducia al sindaco socialista uscente Luciano Bacchetta. L'ha fatto, non solo perchè gode di consenso nella città, ma perchè non aveva un'alternativa valida da mettere in pista. Ad Assisi i democratici appoggiano una candidata indipendente che era capo di una lista civica alla quale si sono accodati. Non è un fatto contingente. In entrambe le città sono 10 anni che i democratici pescano negli altri partiti o nella cosiddetta “società civile” perchè non riescono ad esprimere un candidato autorevole e competitivo. A Bevagna e a Bettona siamo al paradosso. I sindaci Pd o ex Pd uscenti sono stati “scomunicati” e si presentano per conto loro. Scomunicati ma non sostituiti perchè nessuno degli altri pretendenti al trono di sindaco potrà sfoggiare il simbolo del partito. Risultato ogni parrocchia voterà per una persona diversa.
Come coesione e come spirito di appartenenza non c'è male. E qui la domanda sorge spontanea : “Se gli organi dirigenti non riescono a domare “gli amichetti e i compagnucci” delle “sezioncine” di piccoli comuni come Bettona e Bevagna, che bordello succederà quando si dovrà passare a realtà come Perugia. E cosa dovremo vedere, che non abbiamo ancora visto in posti dove le giunte di centrosinistra già scricchiolano per questioni interne ai democratici come Terni, Foligno e Orvieto? Se ci aggiungiamo la crisi cronica della Regione avremo un quadro vicino all'implosione.
In una situazione nella quale i fasti dell'Umbria Rossa del passato sono solo un lontano ricordo. Sempre in provincia di Perugia, al momento, le coalizioni intorno al Pd sono già minoranza, perchè governano solo il 49% della popolazione. Se Bettona e Bevagna sono di fatto già perdute perchè non c'è ne un candidato ne una lista che si rifà al Pd, in caso di sconfitta ad Assisi e Nocera Umbra, il dato è destinato, addirittura, a peggiorare.
Ora sarebbe facile scaricare tutto sopra gli organismi dirigenti. Ma la verità è che la situazione era già così al tempo della nascita del Partito Democratico. Ve lo ricordate lo “splendido isolamento” della prima segretaria Maria Pia Bruscolotti nel loft di Borgo XX Giugno, perchè non voleva stare nella sede storica del Pci di Piazza della Repubblica? Da lì la situazione è andata sempre peggiorando . Un quadro consegnato integro si è, piano piano, trasformato in un puzzle i cui pezzi sono diventati sempre più piccoli e sempre più difficili da incastrare. E così ,dal condominio di casa al gruppo regionale è diventata tutta una divisione. Insomma una struttura “so tutta 'n taglio”, piena di lanciatori di coltelli appartenenti alla setta dei “'ndo coio, coio.
I segretari, gli antichi custodi dell'unità e della coesione, non li riconosce più nessuno come autorità o semplicemente come garanti. I pur lodevoli sforzi di elaborazione e di rinnovamento compiuti anche nell'ultimo periodo, nell'indifferenza dei più, rischiano di scivolare nella categoria dell' autoreferenzialità. In mancanza di un collant di valori e di ideali condiviso l'unico motivo di confronto e di disputa politica diventa il potere. E la sua conquista porta divisioni e diversità di vedute. Ma quando le diversità diventano una Babele bisogna dar retta alla Bibbia e applicare la regola del gioco dell'uva “ognuno a casa sua”. Ammesso che qualche casa esista ancora.