di Francesco Castellini – Più multe per tutti. Perugini salassati senza pietà dal Comune. Si fa presto a dire “saremo diversi”, “staremo sempre dalla parte dei cittadini”, “non applicheremo misure repressive o punitive”, “andremo incontro alle esigenze di ogni singolo residente”.
Poi però, come si suol dire: finita la festa gabbato lo santo. Insomma vai a vedere, e anche in questa Perugia che aveva tanto sperato in un vento di cambiamento, le soluzioni adottate dai nuovi amministratori pubblici sono sempre le stesse, guarda caso le più retrive e scontate, di quelle che anche l'ultimo degli amministratori di condominio sarebbe in grado di applicare per far tornare i conti.
E così, senza fantasia e creatività, e a volte senza nemmeno un briciolo di pudore, ecco le solite gabelle che il Comune impone ai suoi sudditi. Fra queste, manco a dirlo, spiccano le multe ai sempre più angariati e tartassati automobilisti.
In fondo niente di più facile, stai lì con il blocchetto sempre aperto, con le foto che automaticamente scattano i cosiddetti semafori intelligenti, ed ecco che fai cassa, e non c'è da scherzare.
Due milioni di euro quelli che Perugia preleva direttamente dalle tasche dei poveri automobilisti, quasi 1,3 a Terni. È il dato sugli incassi delle multe per infrazioni stradali nei due capoluoghi di provincia umbri nei primi sei mesi dell’anno, riportato dal Sole 24 Ore.
Perugia, che come sempre ama distinguersi, rileva un dato in aumento rispetto al primo semestre 2015, mentre nella città dell’acciaio si è in presenza di un lieve calo. Ma anche a livello nazionale la città del Bacio ama stare in prima fila. Contrariamente alla tendenza delle grandi città (Milano, Torino, Napoli, Firenze), ma anche di gran parte delle piccole, a Perugia gli incassi del Comune per le multe sono in crescita del 4,9 per cento.
E così, mentre la media in Italia è di una multa ogni 20 secondi, a Perugia ne viene elevata una ogni 14. Alla faccia del bicarbonato!
Ormai è diventata una gara a chi ne fa di più, tanto che negli ultimi tre anni le contravvenzioni nel nostro Paese sono aumentate del 956%. Nello stesso periodo, in Romania (seconda in classifica) l’incremento è stato del 126%, in Grecia del 103%, in Estonia del 98%, in Slovacchia del 94%. Più giù Francia (37%), Inghilterra (17%) e Germania (10%).
Possibile che in Italia siano tutti pirati della strada? Per rispondere alla domanda bisogna considerare l’entità del flusso finanziario che ogni anno entra nelle casse dei Comuni alla voce contravvenzioni. Nel 2015 la somma complessiva del gettito delle sanzioni è stata di 1,257 miliardi. Un gruzzolo enorme, che la dice lunga su che cosa puntano i sindaci per far quadrare i bilanci in dissesto. In fondo è la cosa più facile da fare. Si sta lì sulla comoda poltroncina da primo cittadino e senza industriarsi tanto, si dà il via al comodo e redditizio giro di vite.
Resta da capire dove vanno a finire tutti questi soldi. La legge è abbastanza chiara. Gli articoli 208 (proventi) e 142 (autovelox) del codice della strada prevedono che il 50% possa essere utilizzato a proprio piacimento e che l’altro 50% venga destinato a settori ben specifici, di cui il 12,5% obbligatoriamente per la segnaletica e il resto per la sicurezza stradale. Ma i continui scandali degli autovelox non a norma, dei semafori taroccati, delle strade martoriate da mille e mille buche, senza contare la denuncia di Federconsumatori Umbria che minaccia di volerci veder chiaro sulla moltiplicazione dei parcometri e delle strisce blu, fanno accendere più di un sospetto sul fatto che anche quella metà del bottino proveniente dai prelievi perpetuati sugli automobilisti torni in qualche modo ad essere reimpiegato al servizio dei contribuenti.