Di Adriano Marinensi – Per chi, come me, va scrivendo (invano), da un mucchio di anni, che la complementarietà delle aree geografiche ed economiche ternana e reatina rappresenta un valore strategico per lo sviluppo di entrambe le province, è motivo di appagamento apprendere che “è stato firmato un accordo di programma per la valorizzazione turistica dell’asse territoriale Nera – Velino”.
Cominciava così un mio articolo pubblicato sulla rivista “Umbriasettegiorni”, in data 26 marzo 2010. Quattro Enti locali (i Comuni e le Amministrazioni provinciali di Terni e Rieti) avevano sottoscritto un importante documento di collaborazione programmatica per avviare una serie di interventi sinergici destinati a favorire interessanti occasioni di comune sviluppo. Di “materia” da gestire – aggiunsi 6 anni fa – ce n’è tantissima e va dal turismo termale delle acque minerali (Sangemini, Acquasparta, S. Faustino, Fonte Cottorella, Cotilia), sino al Terminillo, la montagna più importante dell’Italia centrale. E ancora: La storia antica ha una sua rilevante testimonianza nel sito archeologico di Carsulae, mentre la natura e l’opera dell’uomo ostenta il grande spettacolo della Cascata delle Marmore, insieme ai laghi (Piediluco, Salto, Turano, Ripa sottile) ed al Parco fluviale Nera – Velino.
Proseguii scrivendo: Cultura e ambiente si intrecciano nel ricco patrimonio religioso del Santuari francescani (lo Speco di Narni, Greccio, Poggio Bustone, La Foresta, Fonte Colombo). Poi Farfa e la sua Abbazia imperiale. Del patrimonio culturale fanno parte non secondaria, in Umbria e in Sabina, i tantissimi centri storici, che paiono Presepi, con le loro architetture spontanee, le tradizioni centenarie, il folklore, i prodotti tipici. Questa la conclusione: Fondamentale è ora allargare i confini dell’accordo di programma sul turismo ad altri settori economici; fondamentale è mettere in campo volontà e professionalità pubbliche e private; fondamentale è una “lotta di liberazione” dal provincialismo e dagli interessi di campanile che hanno frenato sin’ora la crescita delle due province.
Ho citato poc’anzi il Terminillo, mi sia quindi concessa una parentesi. Per parlare di un “Piano strategico per lo sviluppo dell’Area Turistica” relativo appunto alla splendida montagna laziale. Piano strategico, redatto a febbraio 1999, e che, una volta realizzato, avrebbe fatto diventare il Terminillo – riporto testualmente – “la punta di diamante del nuovo percorso economico della provincia di Rieti, centro turistico globale … per elaborare una offerta integrata che accompagni i fruitori ad una nuova dimensione della vacanza”. Così si disse (abulicamente) 17 anni orsono, ma non se n’è fatto nulla. Tranne un paio di grandi opere inutili, come la faraonica piscina e il negletto Campo sportivo d’altura. Qualcuno, peraltro autorevole, in sede di presentazione pubblica, minacciò gli estensori di denuncia per plagio: sostenne che il tutto era stato copiato da un documento precedente. Fine dell’inciso.
Ricordo bene anche la proposta (appare ancora oggi interessante) che avanzammo, durante gli anni ’70 dell’altro secolo (quasi un reperto storico) insieme all’on. Filippo Micheli: sosteneva l’esigenza di progetti comuni tra l’Umbria e la Sabina, quando Terni cercava siti industriali vicini, per la collocazione delle seconde lavorazioni della siderurgia e della chimica e il territorio reatino godeva dei benefici della Cassa per il Mezzogiorno. A sostegno dell’idea c’era la tratta intermedia da Terni a Rieti della Superstrada dei due mari, considerata infrastruttura viaria utile e di imminente realizzazione.
Ed eccoci al secondo importante annuncio. E’ del gennaio 2014. L’accolsi scrivendo così sulle colonne di questo quotidiano: Nel leggere la notizia, mi sono quasi commosso. La novella è lieta. “Terni e Rieti, patto d’acciaio per turismo, sport e rifiuti”. Patto d’acciaio, mica pinzillacchere, come diceva Totò. I Sindaci dei due popoli sabino e ternano si sono incontrati ed hanno deciso di attivare utili sinergie tra le due municipalità, onde trovare convenienti occasioni di sviluppo. E già, parlare di promuovere turismo insieme non era una novità assoluta ed una “pensata” originale e per questo il sottotitolo dell’articolo, diceva: Una antica aspirazione si sta realizzando, ma scusate il ritardo !
Tutto quanto sopra premesso (e quant’altro ce ne sarebbe da premettere) per esprimere la mia sorpresa di fronte ad una terza informazione del 1 aprile 2016 (non è un “pesce”): “Terni – Rieti, patto per il turismo”, con titolo, a tutta pagina, sulla cronaca locale. Insomma, ci risiamo perché è stata presentata, nel corso di una affollata conferenza stampa,”la nuova destinazione turistica Terre del Velino e del Nera. Con l’ambizione – si legge – di estendere in futuro (sic!) la partnership a molti altri ambiti”. Annuncio accompagnato da dichiarazioni del tipo “è una giornata storica … si comincerà a lavorare per coinvolgere tutti i soggetti interessati allo sviluppo turistico ed economico di questa parte del centro Italia”. Il progetto è esecutivo, però, con opportuna prudenza, è stato chiosato “bisognerà trovare le risorse per realizzarlo”. Come dire, parole e musica degli Amministratori umbro – sabini già ascoltate, di recente, almeno altre due volte. Il commento che mi viene spontaneo me lo tengo per me, in quanto potrebbe apparire un po’ “irriverente”. Quindi, per amor di patria, mi limito benevolmente a prendere in prestito da Nino Manfredi la sua idiomatica frase : Fusse che fusse la vorta bbona !” E basta. Pur se penso che Rieti e Terni meritino meno chiacchiere e più frittelle.