Senza un piano post-Brexit per l’aviazione civile c’e’ il rischio “molto realistico” di lasciare il cielo britannico senza voli da e per l’Europa dal marzo 2019. E’ l’allarme lanciato da Ryanair che chiede al governo britannico di porre tra le priorità la questione sul tavolo dei negoziati con la Ue. Abbandonando il sistema “Open Skies” d’Europa, il governo di Sua Maestà deve infatti affrettarsi a negoziare un accordo bilaterale con l’Unione, pena il ritorno alle vecchie norme dettate dalla Wto, che però non coprono il settore aereo. Quindi si profila un buco normativo che potrebbe mettere in ginocchio l’intero sistema britannico già l’anno prossimo, visto che anche se le procedure di uscita si completeranno nel marzo del 2019, tutti i voli vanno “schedulati” entro il 2018.
Ryanair, che impiega oltre 3.000 persone nel Regno Unito che contribuiscono a mantenere un traffico da 44 milioni di passeggeri, ha già ridimensionato gli investimenti in Gb tagliando il tasso di crescita nel Paese dal 15% degli ultimi anni a un modesto 6%. Il numero due della low cost, Kenny Jacobs, ha fatto notare: “A 9 mesi dal referendum sulla Brexit ancora non sappiamo quali saranno gli effetti sull’aviazione civile. E appare purtroppo chiaro il fatto che il governo di Londra non abbia alcun piano B per uscire dall’impasse. Quindi si avvicina sempre più l’ipotesi che nessun volo possa essere mantenuto tra la Gran Bretagna e l’Europa. Il governo di Londra – insiste – deve dare una risposta alle compagnie aeree e ai loro clienti, che hanno bisogno di una soluzione reale o da qui a due anni rischieranno di essere tagliati fuori dall’Europa”.