I poliziotti della Questura di Perugia per porre fine a una storia di grave disagio familiare, economico e sociale che affligge da anni una donna marocchina di 37 anni e di suo figlio di cinque, hanno posto fine alla dolorosa vicenda imponendo al colpevole – un tunisino pregiudicato .
il braccialetto elettronico. con gli arresti domiciliari. Una prima richiesta di aiuto fatta dalla donna risaliva al 2011 quando la marocchina chiese l’intervento della Polizia per una lite con il tunisino suo convivente. che a quell’epoca si trovava in regime di arresti domiciliari per fatti legati allo spaccio di stupefacenti. Da allora il nucleo familiare ha avuto come unico sostentamento il danaro guadagnato dalla donna con saltuari lavoretti come collaboratrice familiare, perché il tunisino non si è più occupato della famiglia ed ha portato avanti solo l’attività criminale. Allora donna ottenne di essere collocata in una struttura protetta. Una decisione che la donna aveva preso dopo un tentativo dell’uomo di avvicinarla e dopo l’ennesima discussione per l’insostenibilesituazione famigliare,. Il tunisino non si arrese e la raggiunse mentre lei si recava a prendere il figlio a scuola.
A questo punto la donna chiedeva nuovamente l’intervento della Polizia.Gli inquirenti approfondirono il caso accertando che la donna di trovava nuovamente in difficoltà per il totale disinteresse del padre del bambino che in nulla contribuiva alla gestione delle esigenze familiari coltivando, invece, una proficua attività criminale costellata di arresti per il coinvolgimento in fatti in materia di stupefacenti, reati contro il patrimonio e violazioni della disciplina sull’immigrazione oltre, ovviamente, ad essere indagato per maltrattamenti in famiglia, lesioni e violenza privata nei confronti della convivente,. Per questo nell’aprile scorso l’A.G. aveva disposto la sospensione della potestà genitoriale nei confronti del tunisino sul figlio. Ma nel giugno successivo la situazione degenerò nuovamente perché l’uomo in un ennesimo momento d’ira, distrusse i mobili di casa e si era mise all’ìnseguimento della convivente che era riuscita ad allontanarsi da casa con il bambino per trovare riparo in attesa dell’intervento della volante.. Rintracciato dai poliziotti mentre cercava di raggiungere la convivente il tunisino venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Capanne. In seguito all’udienza di convalida è stato collocato in regime di arresti domiciliari. Adesso, per decisione del Giudice per le indagini Preliminari di Perugia, al detenuto è stato applicato il braccialetto elettronico per scongiurare l’evenienza che possa allontanarsi dal domicilio e cercare nuovamente la ex convivente attualmente ospite di una struttura protetta.