Non sono necessarie indagini suppletive nell'indagine sul commissariamento e cessione della Banca Popolare di Spoleto a carico del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e di altre sette persone per i quali il Gip ha disposto l'archiviazione accogliendo la richiesta del Pm avanzata lo scorso febbraio.
Nel decreto del giudice delle indagini preliminari si respingono cosi' le richieste in tal senso avanzate dai difensori dei soci della Spoleto Crediti e servizi a seguito della richiesta di archiviazione del Pm. Il Gip infatti giudica “pienamente condivisibili” le considerazioni del Pm ed esaustive le indagini svolte e le audizioni raccolte e “generica e indeterminata” la richiesta di indagini suppletive. Inoltre il Gip ricorda come il Pm abbia sottolineato che la decisione del commissariamento sia fondata sull'accertamento degli ispettori “limitandosi a osservare che i profili di crisi persistono e per certi aspetti si siano aggravati” mentre l'ipotesi di un disegno criminoso di alcuni per sottrarre il controllo a Scs e favorire Desio non regge, vista la piena concordanza fra “decisioni e valutazioni tecniche” mentre la nomina dei commissari e' stata effettuata seguendo le linee guida. Infine il Gip ricorda come le indagini abbiano gia' dimostrato l'inaffidabilita' dell'offerta 'alternativa' della Nit Holding fondata infatti – viene sostenuto su documentazione falsa.
Come si ricorderà, il governatore Visco, i commissari del'istituto umbro nominati dalla Banca d'Italia Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro e Nicola Stabile, gli ex componenti del comitato di sorveglianza Silvano Corbella, Giovanni Domenichini e Giuliana Scognamiglio e il presidente di Bps Stefano Lado erano stati indagati per una serie di reati quali: abuso di ufficio, truffa e infedeltà patrimoniale a seguito di una serie di esposti-denuncia dei soci della Spoleto Crediti servizi, già controllante dell'istituto di credito. Questi avevano denunciato l'esistenza di una “unica strategia” volta a sottrarre alla Scs il controllo della Banca, prima con il suo commissariamento all'inizio del 2013 (scaturito da ispezioni dell'istituto centrale che portarono alla luce molteplici criticità) e poi, di un “accordo corruttivo” allo scopo di cederla al Banco Desio che l'ha rilevata poi nel 2014.
Una cessione che non tenne in conto, era l'accusa dei soci, di una offerta alternativa del gruppo Nit Holding, rivelatosi però poi – viene affermato – falsa in sede di indagini. Gli esposti denuncia avevano portato comunque a gennaio 2015 l'iscrizione al registro degli indagati di Visco e degli altri 7 da parte della Procura di Spoleto. Ua notizia emersa poi nell'ottobre di quell'anno. In tale occasione in difesa del governatore si era schierato il presidente Abi Patuelli (“il caso non esiste” aveva detto) mentre anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pur non entrando nel merito della vicenda, aveva avuto un colloquio con lo stesso Visco e aveva speso qualche giorno dopo, per l'azione di vigilanza della Banca d'Italia, parole di apprezzamento. Peraltro già a febbraio del 2016 il Pm aveva chiesto l''archiviazione per non ritenere “fondata l'ipotesi accusatoria”, richiesta accolta quindi ora dal Gip.