In seguito ai danni causati dalla bomba d’acqua abbattutasi sulla città lunedì, il Comune di Perugia sta valutando la richiesta dello stato d’emergenza. È quanto emerso nel sopralluogo odierno a Villa Pitignano, a cui ha partecipato il sindaco di Perugia, gli assessori comunali alla sicurezza e ai lavori pubblici, il dirigente della protezione civile, l’assessore regionale ai trasporti e alcuni dirigenti della regione.
Nel caso di eventi qualificati come ‘calamitosi’, infatti, spetta ai Comuni colpiti chiedere che sia dichiarato lo stato di emergenza, che ha lo scopo di attivare risorse e interventi bonus a favore della popolazione e del territorio, anche attraverso provvedimenti in deroga all’ordinamento vigente.
Nel frattempo, sono salite a 200 le richieste di intervento arrivate ai numeri della ProCiv regionale da parte dei residenti nelle zone più colpite dal maltempo. Più di 30 volontari della protezione civile comunale e regionale, in collaborazione con i vigili del fuoco, hanno lavorato in supporto alla popolazione e ai commercianti per liberare negozi, garage e fondi dal fango e per rispondere alle numerose richieste di intervento dei cittadini in difficoltà nelle proprie abitazioni private.
Altri 50 volontari si aggiungeranno domani, mentre diverse squadre di geometri e tecnici del Comune sono impegnati nel ripristino di strade, fognature e per gli opportuni sopralluoghi sul territorio.
In tutto il perugino si contano anche numerosi interventi per piante cadute e allagamenti nelle zone colpite dal maltempo.
La situazione, nell’area di Perugia interessata dal maltempo di lunedì, sembra progressivamente e fra grandi difficoltà tornare alla normalità.
Stato di emergenza per le zone colpite dall’alluvione, Thomas De Luca (M5S): “Nel 2016 la Regione disse che sarebbero passati altri 200 anni prima di un evento simile”
La presidente Donatella Tesei si attivi immediatamente per riconoscere lo stato di emergenza per le aziende e i cittadini di Perugia. Oltre 200 richieste di intervento, case e attività sommerse da acqua e fango sono i danni più evidenti causati dalla bomba d’acqua che si è abbattuta nei giorni scorsi. Urgono risorse e interventi immediati in favore della popolazione e del territorio, anche attraverso provvedimenti che possano destinare finanziamenti stabili per contrastare questo tipo di emergenze dettate dai cambiamenti climatici e purtroppo sempre più frequenti. Sono passati solo 5 anni da quel giugno del 2016 in cui a Perugia caddero oltre 85 millimetri d’acqua in poche ore, una pioggia copiosa che mise in ginocchio un’intera città. Ricordiamo di quei tragici giorni a Ponte Felcino, Villa Pitignano e Ponte Valleceppi strade, garage e scantinati sommersi dall’acqua. All’epoca secondo la Regione Umbria, sarebbero dovuti passare altri 200 anni prima che un fatto simile si potesse verificare di nuovo. Invece appena cinque anni dopo siamo nuovamente a contare i danni della bomba d’acqua che ha colpito il capoluogo con un impatto violento e devastante. L’ennesima dimostrazione che i cambiamenti climatici stanno facendo vacillare ogni certezza e che la politica deve prenderne atto senza negazionismi. Per questo auspico che la presidente Tesei si attivi quanto prima per il riconoscimento dello stato di emergenza e di calamità. Evitando di rimettere in campo il modello deludente utilizzato per l’area di Avigliano Umbro e dei comuni limitrofi, dove la giunta regionale nonostante i continui stimoli da parte delle minoranze ancora oggi non è riuscita a dare piena risposta alle necessità degli alluvionati. Oggi più che mai il sistema della Protezione Civile deve essere rafforzato, così come la gestione del territorio deve essere pianificata tenendo conto che eventi che un tempo venivano considerati straordinari oggi stanno diventando sempre più costanti. La prova che i cambiamenti climatici stanno facendo vacillare ogni certezza tranne quella che stiamo andando verso l’estinzione.