L’Umbria, da ieri mercoledì 11 novembre, è ufficialmente zona arancione.
Questa trasformazione, che si è resa necessaria a causa della crescita esponenziale dei contagi e alla capacità di reazione degli ospedali, già messi a dura prova, ha comportato, tra le varie limitazioni, la chiusura per bar e ristoranti fino al 3 dicembre.
La nostra regione non è l’unica a dover fare i conti con questi provvedimenti: anche le zone arancioni e rosse in cui è divisa l’Italia stanno soffrendo le chiusure, primi tra tutti i ristoratori e i proprietari dei locali.
Le cose non vanno sicuramente meglio nemmeno a quelli delle zone gialle, molti dei quali si devono ancora riprendere dal lockdown di marzo.
In Umbria (ma il discorso può valere benissimo anche per tutto il territorio nazionale), molti ristoratori e baristi hanno già deciso di abbassare per sempre la saracinesca, altri ci provano a “tirare avanti” con il servizio take-away, consentito dall’ultimo DPCM fino alle 22, e con quello della consegna a domicilio, che non presenta invece limitazioni.
Ma l’asporto non conviene a tutti: molte insegne si spengono, sia in centro che in periferia, e non ci provano nemmeno:ì, perché i costi supereranno i guadagni. E allora tanto vale chiudere, non vale più la pena di resistere.
Una vera e propria sconfitta che fa arrendere anche i proprietari di alcuni locali più noti del capoluogo umbro, come il Cantinone in via Maestà delle Volte o il “Non solo caffè Boccaccio wine bar”, conosciutissimo bar in via della Pallotta a Perugia, la cui chiusura i primi di novembre aveva scatenato la reazione di solidarietà da parte degli avventori più affezionati.
Al momento lo spirito che accomuna gli imprenditori del settore è quello di adattarsi nel migliore dei modi, tentando la vendita attraverso il servizio di asporto.
Martedì 10 novembre è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Decreto Ristori Bis, approvato dal Consiglio dei Ministri, che prevede indennizzi a fondo perduto con bonifici diretti sul conto corrente(fino al 200% di quanto già erogato nel mese di aprile con il Decreto Rilancio), oltre ad una maggiorazione del 50% per gelaterie, bar, pasticcerie e alberghi.
Occorre prendere atto che questa crisi del settore della ristorazione rimane critic, in Umbria come in tutta Italia.
Purtroppo questa pandemia lascerà il segno nella storia economica e sociale del nostro paese. L’augurio è che il 3 dicembre il sistema possa permettere la riapertura, con l’auspicio di trascorrere il Natale con maggiore serenità.