Nella sede della Scuola di Automazione per Dirigenti bancari di Bankitalia, è stato presentato il Rapporto della Banca d’Italia sull’Economia dell’Umbria, che – è stato sottolineato – nel 2015 ha mostrato una moderata espansione, dopo un prolungato periodo di flessione.
Secondo le stime disponibili, il prodotto interno lordo regionale è aumentato dello 0,8 per cento, in linea con la media nazionale. Il crescente sostegno delle esportazioni, aumentate del 6,4 per cento, si è accompagnato a una lieve ripresa della domanda interna, sia nella componente dei consumi sia in quella degli investimenti. Le aspettative formulate dagli operatori per l’anno in corso prefigurano una prosecuzione della fase di moderata crescita.
L’industria. – La ripresa è stata più accentuata nel settore industriale, che nella fase recessiva aveva perso oltre un terzo del valore aggiunto. Sulla base dell’indagine della Banca d’Italia, il fatturato a prezzi costanti è aumentato del 4,2 per cento; la dinamica, positiva per la maggior parte delle imprese di medie e grandi dimensioni, è risultata più vivace per quelle orientate verso i mercati esteri. L’andamento ha continuato a essere più favorevole nei settori della chimica e della meccanica; nell’ambito di quest’ultima, è risultato migliore per le imprese appartenenti al polo della meccatronica, che nella fase recessiva ha mostrato una capacità di tenuta maggiore rispetto al resto del comparto manifatturiero. La crescita dell’agroalimentare ha rallentato e si è confermata la flessione per le aziende della lavorazione dei minerali non metalliferi. Nonostante un contesto caratterizzato da un utilizzo ancora ridotto della capacità produttiva, nel 2015 si è riscontrato un moderato recupero dell’accumulazione di capitale fisso, anche grazie alle più favorevoli condizioni di finanziamento; per la prima volta dall’inizio della crisi la quota di imprese che hanno incrementato gli investimenti ha superato quella delle aziende che li hanno ridotti. Le previsioni per l’anno in corso segnalano la prosecuzione della fase di crescita della spesa, che dovrebbe trarre giovamento anche dagli incentivi fiscali disposti dall’ultima legge di stabilità.
Le costruzioni. – È proseguita, sebbene a ritmi inferiori rispetto ai quattro anni precedenti, la flessione dell’attività produttiva nel comparto delle costruzioni. I deboli segnali di recupero emersi nel mercato immobiliare e l’aumento dei lavori appaltati e dei bandi di gara per opere pubbliche indicano una possibile inversione del ciclo a partire dall’anno in corso. Si è consolidata la crescita delle compravendite di abitazioni (3,9 per cento) emersa nell’anno precedente dopo un lungo periodo di calo; che la tendenza dei prezzi è tornata positiva. Le quotazioni degli immobili risultano in Umbria inferiori di circa un quarto rispetto alla media nazionale e presentano una variabilità sul territorio meno accentuata.
I servizi. – In presenza di una ripresa dei consumi delle famiglie (1,1 per cento secondo le prime stime), nel 2015 il valore aggiunto dei servizi privati non finanziari è tornato a crescere. Le indagini condotte dalla Banca d’Italia e dalla Confcommercio regionale hanno evidenziato un incremento delle vendite al dettaglio, principalmente nella grande distribuzione che dall’inizio della fase recessiva beneficia del mutamento delle abitudini di spesa delle famiglie a scapito dei negozi tradizionali. Si è rafforzata la crescita della spesa per beni durevoli (9,4 per cento), trainata dalla forte espansione registrata nel comparto automobilistico che si è ulteriormente rinvigorita nei primi cinque mesi del 2016. I flussi turistici sono aumentati per il secondo anno consecutivo; gli arrivi e le presenze sono aumentati del 3,2 e dello 0,9 per cento, rispettivamente. L’incremento ha riflesso principalmente la ripresa del movimento proveniente dall’estero, a fronte di una sostanziale stabilità dei visitatori italiani. La crescita del flusso turistico, più marcata per gli esercizi alberghieri, si è concentrata nella provincia di Terni; nel comprensorio del Trasimeno è proseguita la riduzione dei flussi in atto dall’inizio della crisi: rispetto al 2008 il numero di turisti è diminuito di circa un quinto.
Il mercato del lavoro. – Lo scorso anno si è intensificata la crescita dell’occupazione (3,1 per cento) in atto dalla metà del 2014, che ha consentito di colmare buona parte della perdita accumulata nel quinquennio precedente. La dinamica è stata positiva in tutte le classi di età; dopo sei anni di calo, gli occupati fino a 34 anni sono tornati a crescere, pur rimanendo su livelli inferiori di quasi un terzo rispetto all’inizio della crisi. Tra i settori produttivi occupazione è cresciuta più intensamente nell’industria e nei servizi; nell’edilizia rimane ancora significativamente inferiore rispetto al 2008. L’aumento degli occupati ha riflesso il sensibile incremento delle assunzioni a tempo indeterminato (raddoppiate) e delle pratiche di trasformazione dei contratti a tempo determinato (cresciute del 90,3 per cento), favorito dai provvedimenti legislativi di incentivo. Il tasso di disoccupazione è diminuito soprattutto per la popolazione più giovane e per quella laureata, scendendo al10,4 per cento, quasi un punto in meno rispetto al massimo registrato nel 2014. Nel primo trimestre del 2016 l’occupazione ha continuato a crescere (+1,0 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente); il tasso di disoccupazione è sceso al 10,2 per cento.
Offerta formativa e attrattività dell’università. – Nonostante la ricchezza dell’offerta formativa, nel periodo della crisi è diminuita la capacità del sistema universitario locale di trattenere gli studenti residenti e di attrarre quelli provenienti da fuori regione. Tra il 2007 e il 2014 le immatricolazioni presso corsi di laurea in Umbria sono diminuite del 29,4 per cento (-8,0 in Italia); si sono ridotte in particolare quelle di studenti residenti in aree geografiche diverse dal Centro (-51,1). Nel contempo la quota di studenti umbri che ha scelto di iscriversi in atenei di altre regioni è salita dal 21 al 34 per cento. A partire dall’anno accademico 2014-15 le immatricolazioni presso il sistema universitario regionale hanno ripreso ad aumentare.
La ricchezza delle famiglie. – Nel decennio 2005-2014 la ricchezza netta delle famiglie umbre è aumentata quasi ininterrottamente (14,0 per cento a prezzi correnti); in termini pro capite essa risulta inferiore di oltre un quinto alla media nazionale. L’aumento si è concentrato inizialmente nella componente delle abitazioni, che sono arrivate a rappresentare oltre i tre quarti della ricchezza reale; a partire dal 2012, in connessione con la dinamica flettente dei prezzi delle case, è cresciuta invece la ricchezza finanziaria.
Il finanziamento dell’economia e la qualità del credito. – Dopo un triennio di contrazione, nel 2015 i prestiti ai residenti umbri hanno ripreso a crescere (0,8 per cento). Dall’estate è tornata positiva la dinamica del credito al comparto produttivo, cui si è associato un aumento ancora contenuto dei finanziamenti alle famiglie. L’espansione ha interessato solo gli intermediari appartenenti ai principali gruppi nazionali e le imprese di maggiori dimensioni, in particolare quelle considerate meno rischiose. Vi hanno contribuito un’accresciuta 0domanda di credito legata al più favorevole quadro congiunturale e modalità di offerta in progressivo allentamento. In tale contesto, si è ampliata la dispersione delle condizioni applicate dagli intermediari, che ha raggiunto i massimi dall’inizio della crisi; è rimasto oneroso in particolare il finanziamento all’edilizia e alle piccole aziende. Nella parte finale del 2015 e nei primi mesi dell’anno corrente la crescita dei prestiti si è attenuata. I flussi di nuove sofferenze si sono stabilizzati su livelli molto elevati nel confronto storico e con la media italiana (4,0 per cento dei prestiti vivi in essere all’inizio del periodo). La qualità del credito ha mostrato lievi segnali di miglioramento per le imprese; al deciso calo del tasso di ingresso in sofferenza della manifattura si è contrapposto l’ulteriore deterioramento registrato dall’edilizia. È rimasta sostanzialmente inalterata la qualità del credito per le famiglie, che in regione presentano un grado di vulnerabilità più accentuato rispetto alla media italiana. Quasi un terzo dello stock di prestiti complessivo risulta anomalo.