Non si ferma la stretta delle banche sul credito. Anche a luglio 2018 è proseguito il calo dei prestiti a imprese e famiglie.
Il dato è certificato da Unimpresa: i prestiti al settore privato sono crollati di 58 miliardi negli ultimi 12 mesi, un calo del 4% rispetto all’anno precedente.
E ancora: il totale delle rate non pagate dalle imprese e dalle famiglie è passato in soli due mesi da 31,8 miliardi a 33,4 miliardi, con un incremento superiore al 5%.
Sul calo dei prestiti pesa, in particolare, il crollo delle erogazioni in favore delle aziende, diminuite di oltre 56 miliardi, da 733 a 676 (7,6%).
Per quanto riguarda le famiglie, invece, credito al consumo (+8 miliardi) e mutui per le abitazioni (+4 miliardi) attenuano la discesa degli “impieghi” totali, causata dalla diminuzione dei prestiti personali (14 miliardi).
In sostanza si chiede di più ma si ottiene di meno.
Si lamenta Confesercenti, che vede penalizzati soprattutto i commercianti: «Va sottolineato lo scarsissimo credito bancario alle imprese fino a 5 addetti, che percepisce appena il 10,7% dei prestiti delle piccole imprese, pur essendo le prime quasi il 91% dell’intero universo».
E come se non bastasse dall’altro lato continuano ad aumentare i tassi d’interesse sui mutui immobiliari, nonostante rimangano ancora a livelli bassi.
Il tasso medio complessivo è risalito all’1,9% a novembre dal minimo storico dell’1,79% toccato lo scorso luglio.
Il tasso variabile si è alzato dall’1,59% dall’1,52% medio dei primi nove mesi del 2018, mentre il tasso fisso è salito al 2,07% dal minimo dell’1,95% segnato a settembre.
Le banche italiane, d’altra parte, sentono la pressione della Bce, che sta chiedendo lo smaltimento dei crediti deteriorati, quelli che sono persi, che non verranno mai rimborsati. Insomma, la spazzatura.
Il dilemma del sistema creditizio è proprio la ricerca di un equilibrio tra due esigenze contrapposte: concedere prestiti per far crescere gli investimenti e la produzione, ma stando molto attenti a non creare altri “rifiuti tossici”. Il risultato è che si vive in un clima di sfiducia e rancore. Le banche non si fidano, imprese e famiglie arrancano, l’economia in generale soffre.