di AMAR – Probabilmente, il senso della novità, anche se importante, l’avranno colta gli appassionati di motorismo da competizione. Eppure la notizia ha rilievo, non solo dal punto di vista sportivo. Dopo una sperimentazione che dura da 7 anni, la Formula E (la E maiuscola sta per elettrica, zero emissioni gassose e zero rumore) è diventata Campionato del Mondo. Titolo di pari prestigio e di maggiore avvenire rispetto a quello della Formula 1.
Il riconoscimento, tra i suoi significati, certifica il passaggio ufficiale alla trazione elettrica per le auto da corsa e prelude all’affermazione di quello su strada. Parafrasando un altro evento, si può affermare, con una battuta: un passo avanti per la tecnica, un salto in lungo per le prossime generazioni. Le quali – come altra volta ho scritto – avranno il privilegio di vivere in un ambiente bonificato dalle interferenze inquinanti prodotte dalla motorizzazione a combustione interna. Perché, ormai i motori a batteria stanno diventando una realtà nel mercato delle auto di serie, dove sono entrate notevoli quantità di elettrificato. La Formula E, che si corre principalmente su circuiti all’interno dei centri urbani, dimostra che la città, invasa dai motori elettrici, non subisce alcun impatto negativo.
L’energia, per i motori ad alta compressione è elettrica, e l’impegno di partecipazione alle gare da parte di produttori importanti dell’industria automobilistica mondiale è garanzia di crescita per la nuova circolazione su strada. Insomma, un segno di civiltà. La percentuale di traffico totalmente compatibile è passata dalla fase dei prototipi alla produzione su ampia scala. I grandi testimonial della rivoluzione verde sono quelli scesi in pista nella Formula E: AUDI, BMW, Jaguar, Mercedes, Porsche, Nissan, in attesa del debutto di Alfa Romeo, Maserati e altre case giapponesi e americane.
I principali ostacoli che hanno frenato l’espansione del motore elettrico e cioè la bassa potenza e la scarsa autonomia sono stati ormai superati. Si procede in modo spedito con risultati di notevole interesse, che sospingono il motore a scoppio sul viale del tramonto. Le gare di Formula E ci dicono che si può competere ad alta velocità senza i carburanti tradizionali. Le attuali difficoltà, dal punto di vista organizzativo delle gare, sono da attribuire all’emergenza sanitaria che tiene lontano dai circuiti il grande pubblico, il volano che deve fare da spinta alla svolta energetica, per il trasferimento dell’innovazione nelle preferenze generali.
Due corse si sono già svolte e altre sei sono in programma da qui a giugno; la terza il 10 aprile, a Roma, poi in Spagna, a Montecarlo, in Marocco e in Cile. Il titolo di Campione del Mondo sarà l’immagine destinata ad accrescere l’impegno dei costruttori verso la nuova motorizzazione e l’interesse delle filiere commerciali verso la locomozione a batteria. Certo, l’attuale prezzo delle vetture a trazione elettrica non è invitante; se però si allunga lo sguardo verso il minore costo di esercizio, la prospettiva si fa più rosea. D’altro canto, il messaggio dell’ambiente sta diventando accorato: liberatemi dalla presenza nociva delle emissioni di benzina e diesel che di danni ne hanno fatti una caterva. E ciò che nuoce alla natura fa molto male alla salute e persino alla sopravvivenza dell’uomo.
Nel quadro della transizione ecologica, c’è un interessante progetto, che sta cominciando a camminare lungo l’Autostrada A 1, destinato a sostenere la domanda dei mezzi di trasporto ad emissioni zero: l’installazione di impianti di ricarica elettrica ultraveloce, adatti, per potenza, alle necessità del traffico a lungo percorso. L’obiettivo è fare il pieno in poco più di dieci minuti, il tempo di consumare un caffè al bar dell’Autogrill. Il Piano prevede un punto elettrico ogni 80/90 chilometri e quindi assicurerà un servizio quasi pari a quello offerto ai motori cosiddetti endotermici. Pure consentendo l’accettazione degli strumenti di pagamento più diffusi.
L’energia necessaria a coprire la richiesta verrà ricavata dal fotovoltaico ad alto potenziale; quindi il sole ci darà una mano ad eliminare (il calcolo lo hanno fatto gli esperti) 16.000 tonnellate di C0 2 ogni anno ed un minor consumo di “fossile” pari a 8.400 tonnellate. Nell’operazione traffico a batteria, non va dimenticato il trasporto pesante, oggi esclusivamente legato al motore a scoppio: la risposta la dovrà dare la tecnologia attraverso l’uso dell’idrogeno-
Concludo con una notizia che mi è parsa interessante, seppure sia di quelle pubblicate marginalmente “su una colonna”. I maggiori produttori di motori a due o tre ruote – Piaggio, Honda, Yamaha, KTM – hanno formato un consorzio per la costruzione di batterie utilizzabili su tutti i piccoli veicoli da loro costruiti. Anche questa decisione porta acqua al mulino dell’elettrico e contribuisce a sottrarre alla circolazione una notevole quantità di rumori molesti. Nel complesso ritengo si stia scrivendo una storia vincente.