Ieri, lunedì 15 febbraio, la sentenza della Corte di Appello di Perugia ha ribaltato la condanna per diffamazione del Senatore della Lega Simone Pillon nel processo che lo aveva visto imputato per le sue dichiarazioni contro le attività di prevenzione del bullismo omo-transfobico dell’associazione Omphalos LGBTI nelle scuole umbre.
La Corte di Appello di Perugia ha quindi ordinato la restituzione delle somme che aveva dovuto versare agli esponenti di Arcigay a titolo di risarcimento.
Il processo è stato originato da alcune querele della associazione LGBT Omphalos Perugia per le espressioni usate dal senatore, allora avvocato ed esponente del Family Day, per denunciare la diffusione a studenti adolescenti durante un’assemblea d’istituto di materiale che forniva indicazioni su come “aumentare il piacere del partner” durante i rapporti omosessuali, e su come trovare le feste gay del locale “Be Queer”.
Pillon aveva definito pornografici quei volantini, diffusi dai militanti senza autorizzazione del preside né comunicazione ai genitori e aveva ironizzato sul fatto che fossero stati messi a disposizione dei minori unitamente alle indicazioni su come contattare gli organizzatori dei festini LGBT.
Il Tribunale aveva dato torto al senatore, condannandolo in sede penale e imponendogli un pesantissimo risarcimento. L’ultima sentenza della Corte ha assolto l’esponente leghista Pro Family “perché il fatto non costituisce reato”.
“Sono molto soddisfatto della sentenza, che fa giustizia di anni di accuse assurde – ha dichiarato il senatore Pillon – Mi auguro che da oggi in poi nessuno si permetta più di portare nelle scuole materiale criptopornografico o che inneggi all’ideologia omosessualista, oltretutto senza il consenso dei genitori. Dedico questa vittoria a tutte le mamme e a tutti i papà che vogliono continuare a educare i loro figli liberi da ogni indottrinamento gender. Ringrazio i mie legali, Laura Modena, Stefano Forzani e Massimiliano Sirchi, nonché i colleghi della Lega, primi tra tutti Matteo Salvini e Massimiliano Romeo per la vicinanza dimostratami nel corso della vicenda processuale. Mando un grande abbraccio a Massimo Gandolfini e a tutti gli amici del Family Day che da ogni parte d’Italia mi hanno sostenuto con il loro affetto e le loro preghiere”.
“La Corte ha ribadito la legittimità del diritto alla libertà di parola e di critica politica di fronte alla censura LGBT – ha aggiunto Pillon -. Rispettiamo tutti, ma pretendiamo rispetto per i nostri figli, per le nostre idee e per quei diritti dei bambini che dovrebbero esser considerati valori da tutta la nostra comunità nazionale”.
“Ora mi chiedo se tutti quei giornali e telegiornali, dal TG1 a Repubblica, dall’Espresso a Open on line avranno il coraggio di dare la notizia della mia assoluzione con le stesse pompose modalità con cui diedero quella della mia condanna. Sono comunque felice di aver combattuto per la libertà dei nostri figli, e continuerò a farlo – ha concluso il senatore Pillon”.
“Siamo sinceramente stupiti da questa sentenza della Corte d’Appello – ha replicato Stefano Bucaioni, presidente dell’associazione Omphalos – Non conosciamo ancora le motivazioni, che saranno depositate tra 90 giorni, ma l’assoluzione con formula ‘perché il fatto non costituisce reato’ ci dice che i fatti contestati dalla procura esistono e che evidentemente la Corte ha deciso per un’interpretazione molto estensiva del diritto di critica. Rispettiamo la decisione dei giudici, ma attendiamo il deposito delle motivazioni per decidere i prossimi passi nella tutela dell’associazione e della comunità LGBTI tutta”.
“Siamo e saremo sempre orgogliose del lavoro che i nostri volontari e le nostre volontarie svolgono nelle scuole, così come di quello di tante altre associazioni LGBTI in Italia – continua Bucaioni – Il diritto di critica politica non può mai significare infangare il lavoro altrui”.