I bilanci della sanità approvati dalle passate legislature sono in pareggio, come i documenti ufficiali indicano, ma si tratta di un pareggio ottenuto utilizzando “poste straordinarie” che negli anni sono sempre aumentate: nel 2017 di 27 milioni, nel 2018 di 38 milioni, nel 2019 di 42 milioni.
Numeri alla mano la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto, e il direttore Massimo Braganti, hanno spiegato in modo dettagliato come si è ottenuto il pareggio di bilancio in sanità negli ultimi anni e il conseguente effetto domino che questo meccanismo ha creato a cascata.
Nel corso della conferenza è stata spiegata la situazione emersa dalla fotografia scattata, una sorta di Libro Bianco finanziario, della realtà attuale e del preesistente.
Dall’analisi dei conti in sanità è emersa, infatti, una perdita annuale ripetuta nel tempo, e dunque strutturale, appianata, come detto, attraverso poste straordinarie derivanti anche da anni precedenti. Le perdite registrate sono dovute a vari motivi, come un saldo di mobilità, ovvero la differenza tra i pazienti di altre Regioni che vengono in Umbria per curarsi e i pazienti umbri che vanno in altre Regioni, che da positiva nel tempo è calata sino a divenire negativa, oltre che, per fare un altro esempio, ad una spesa per farmaci estremamente elevata rispetto alle altre regioni.
“Questo dimostra – ha spiegato l’assessore Coletto – sia che vi è stata una gestione poco attenta, sia che non è stato fatto nessun investimento per innovare il sistema sanitario regionale. Il vero problema sta nel disavanzo strutturale che va risolto trovando delle soluzioni e continuando a garantire appropriatezza delle cure, sicurezza e qualità dei servizi. Si dovrà investire per rendere più attrattivo il nostro sistema sanitario, dando anche opportunità ai professionisti che vi operano di poter esprimere meglio la loro professionalità, oltre che di rendere adeguate e appropriate le voci di spesa presenti nel bilancio. Siamo i primi nella classifica delle Regioni – ha aggiunto Coletto – per il costo della farmaceutica e ciò significa che il sistema per questo aspetto è fuori controllo. Tutto ciò evidenzia come il sistema sanitario regionale sia da innovare e presenta una perdita importante, quindi si rendono necessarie azioni strutturali di riforma”.
Gli interventi strutturali, che dovranno caratterizzare il contenuto del Piano Sanitario Regionale, devono prevedere di conseguenza riduzione di costi laddove necessario come ad esempio la riduzione della spesa farmaceutica convenzionata che si trova a circa 140 euro pro-capite e potrebbe essere ridotta di molto, con un utilizzo di farmaci appropriato e la scelta di quelli che a parità di efficienza hanno un costo minore, e attraverso il rilancio di investimenti laddove è necessario migliorare i servizi.
“La pandemia – ha spiegato la presidente Tesei a chiusura della conferenza stampa – non ci ha consentito sinora di riprogrammare la sanità o meglio l’abbiamo fatto solo in parte. Ora è arrivato il momento di invertire questo trend che dal 2014 ha visto la mobilità passare da numeri positivi a numeri negativi. Bisogna rimettere al centro l’offerta di professionisti e già questo permetterebbe di abbattere quel disavanzo strutturale che sta caratterizzando i conti della sanità regionale. Ottimizzare non vuol dire diminuire i servizi, ma vuol dire eliminare gli sprechi e dare servizi sempre migliori”.
Nel corso dell’incontro è stato ricordato che in questa fase quasi tutte le Regioni hanno manifestato problematiche legate alla chiusura dei bilanci ed è stata rivolta al Governo l’istanza di prolungare oltre il 30 giugno il termine per questa incombenza.