di Francesco Castellini – Un brutto momento per Giovannino Antonini, ex presidente della Banca popolare di Spoleto, accusato insieme ad altri due di aver prospettato «un facile e vantaggioso accesso al credito a imprenditori bisognosi di finanziamenti», attraverso «contratti di cartolarizzazione di beni mobili e immobili» con la società maltese Suite Finance Scc Plc.
A indagare è il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Perugia, dietro la denuncia di alcuni imprenditori che lamentano di essere stati truffati dalla società maltese.
Secondo quanto ricostruito dai militari, tuttora impegnati nelle indagini, (titolare del fascicolo il procuratore capo Alessandro Cannevale), gli imprenditori «ingannati dai tre indagati non ricevevano alcun finanziamento, pur conferendo gli asset delle società aderenti alla cartolarizzazione», la quale sarebbe dovuta avvenire attraverso «uno dei cinque fondi obbligazionari Suite, che venivano presentati come quotati dal 2017 al mercato secondario della Borsa di Francoforte».
Per la procura «le quote non sono mai state oggetto di sottoscrizione», perché, è l’accusa, «i tre avevano preordinato l’inadempimento delle obbligazioni assunte delle due società» maltesi.
Giovannino Antonini respinge ogni addebito in merito all’indagine che lo vede coinvolto.
L’ex presidente della Banca popolare di Spoleto si dichiara tranquillo e fiducioso nella giustizia e nell’esito delle indagini in atto, ribadendo a chiari note che il suo unico ruolo in tutta questa vicenda è stato quello di intermediario.
«Io – afferma – ho un mandato dalla Suite Merchant Ltd di Malta a presentare aziende che hanno bisogno di fare cartolarizzazioni. Che in altri termini significa questo: da me arriva un imprenditore che chiede di poter disporre di una certa liquidità, parliamo di somme che vanno da uno a cinque/dieci milioni di euro, (anticipi o prestiti che non possono ottenere dalle banche italiane neppure in cambio di garanzie di beni immobiliari), e dunque io lo metto in contatto con questa società che una volta appurato che i beni ci sono, procede prima con l’inserimento di questi titoli nella Borsa di Malta, per poi farli quotare alla Borsa di Francoforte in Germania».
Quante sono le aziende che hanno fatto richiesta?
«In Italia saranno una trentina le società che hanno iniziato questa pratica».
Come funziona la procedura?
«Quando io parlo con il cliente – continua Antonini – gli presento un prestampato, poi è lui che firma un contratto in cui si dice che la Suite Merchant istruirà questa pratica dietro versamento di 12/15mila euro, a secondo della portata dell’impegno economico richiesto, direttamente sul conto intestato alla società di Malta. Da quel momento in poi il contratto viene firmato dal cliente e dall’amministratore delegato della società davanti ad un notaio».
Dove avviene la firma del contratto?
«Per quanto ne so io molti di questi clienti si sono recati direttamente a Malta. Il contratto viene firmato dal cliente e dall’amministratore delegato della società davanti ad un notaio».
Poi cosa succede?
«Da quel momento in poi inizia una fase istruttoria che deve concludersi con il versamento della quota stabilita con il cliente, in cambio dei beni in oggetto. Dunque la società maltese ha il compito di provare alle banche a cui è richiesto di versare la somma, che dietro questi titoli quotati in borsa ci sono effettivamente i beni in oggetto, tenuti bloccati a garanzia dalla Merchant».
E lei cosa ci guadagna?
«Per quanto mi riguarda il mio compenso è a percentuale, e mi viene versato solo a operazione conclusa, a contratto chiuso. Un ruolo, il mio, per il quale ho un mandato regolare, essendo regolarmente iscritto alla Camera di Commercio proprio per svolgere questo lavoro».
Però qualcosa non ha funzionato come previsto.
«Sono passati due anni e tali beni non sono stati ancora quotati in Borsa, perché tali operazioni richiedono procedure lunghe, e dunque la Merchant ha provveduto ad avvertire i clienti che i tempi si sono dilatati più del previsto. E per questo ha inviato immediatamente una lettera a tutti gli interessati con la quale li avvertiva che c’era da aspettare ancora un paio di mesi. Aggiungendo a chiari note anche il fatto che chi avesse voluto tirarsi indietro da tale operazione poteva farlo senza rimetterci nulla, visto che la Merchant ha espressamente dichiarato la sua totale disponibilità a rimborsare i soldi anticipati per l’istruzione delle pratiche, nonostante avesse già dovuto affrontare spese e costi fissi».
Poi che è successo?
«A quel punto, per quanto ne so io, alcuni clienti hanno risposto che erano disposti ad aspettare, mentre per gli altri la società maltese si stava già attrezzando per ridare loro l’anticipo versato».
Due clienti hanno inoltrato una denuncia.
«Sì, e questo ha messo in moto l’inchiesta, con la conseguenza diretta di aver bloccato tutto. Da quindici giorni la Guarda di Finanza ha prelevato documenti, computer e quant’altro alla società Maltese».
Quindi lei è convinto che l’operazione potrebbe ancora andare in porto?
«Sì, perché l’amministratore della Suite Merchant, come da contratto, sta lavorando per trasformare i titoli con capitale sottostante in denaro. Stiamo parlando di una società importante. La Suite Merchant, che ha sede anche in Svizzera e a Praga, e che fa anche brokeraggio bancario. Per quanto mi riguarda ribadisco la mia estraneità. Io sono tranquillo. I soldi non sono girati. Il cliente è garantito dalla Merchant. Io non ho firmato mai nessun contratto. I contratti sono firmati dall’amministratore delegato e dal cliente. Per tutto questo sono fermamente certo che nessuno sta rischiando niente».