Di Alberto Laganà – Repubblica ha appena licenziato il direttore Calabresi che, bontà sua, se n’è andato affermando che ha fermato il declino ma i dati degli ultimi dieci anni sono implacabili (-65% circa). Stesso discorso per Corriere della Sera e Stampa che da 8 mesi martellano il governo nella speranza che arrivino aiuti di stato; invece gli verranno tolti anche quelli esistenti.
Veniamo ora al nostro orticello con cronaca umbra, vale a dire Messaggero, Nazione e Corriere dell’Umbria, dal momento che il Giornale dell’Umbria, che avevo aiutato in culla, è morto prematuro.
Il Messaggero sta seguendo la scia di Repubblica e dopo 10 anni vende solo il 40% circa e, anno dopo anno, vede assottigliarsi il suo bacino d’utenza e non è difficile ipotizzare una nuova ristrutturazione, iniziata con la crisi del 1990 e continuata con la chiusura di sedi e riduzione degli organici.
Un po’ meglio è andata in questi 10 anni per La Nazione che ha perso solo la metà (!) delle copie, ma anche per loro riduzione di organici e prospettive dense di incertezze.
E veniamo al Corriere dell’Umbria, ora di proprietà di un imprenditore della sanità, che nel 1983 contribuii a far nascere in un fondo della periferia perugina. La novità di portare sulla carta stampata anche le piccole cronache di paese era vincente ma poi una buona mano a portarlo al declino ci ha pensato l’omologazione al Psi di Craxi e poi alla sinistra nelle varie sfaccettature.
Dieci anni fa stampava circa 60 mila copie e 20 mila vendute, ora ne vende poco più di 10 mila ma questo marcato declino, oltre alle ingerenze politiche, è dovuto alla nascita, nel periodo considerato, di una miriade di giornali telematici come il quotidianodellumbria capaci di dare notizie gratis e in tempo reale, quindi con largo anticipo rispetto alle rotative.
E possiamo dire tranquillamente che l’insieme dei lettori di tutti i giornali d’informazione telematici umbri superano le copie vendute. Quando organizzeranno anche la raccolta pubblicitaria saranno imbattibili.
Di questa profonda crisi ne sanno qualcosa anche gli edicolanti, mestiere divenuto precario e spesso in perdita.
I quotidiani hanno tentato in tutto il mondo di vendersi anche per via telematica ma senza alcun risultato concreto per cui è una strada non percorribile.
Ma la vera causa della crisi dei quotidiani è quella di non fare più inchieste, reportages, fare degli allegati interessanti, invece sono solo delle fotocopie di notizie confezionate dalle agenzie di stampa per comprimere i prezzi.
In conclusione ben presto i giornali potranno essere letti solo nelle biblioteche per studiare il declino di un mezzo che è stato veicolo d’informazione, quindi di democrazia.