di Bruno Di Pilla – Come accade un po’ ovunque in Italia, anche a Perugia è davvero inquietante la carenza di giovani preti cattolici, che sappiano sostituire i colleghi più anziani, prima o poi destinati al naturale pensionamento. Come dire che l’allarmante caso di don Fernando Sulpizi, 84enne Parroco della Chiesa di Sant’Agostino in Piazza Lupattelli, il cui pluridecennale servizio potrebbe cessare nel prossimo mese di giugno, non è affatto isolato.
Nella centralissima Piazza Matteotti, ad esempio, lo stesso cinquecentesco Tempio del Gesù rischia la chiusura, sia pure in prospettiva, a causa della mancanza di nuove leve fra i padri Barnabiti, sempre presenti nel capoluogo regionale fin dal 1774, quando subentrarono ai Gesuiti nella gestione dello storico luogo di culto, la cui pietra inaugurale era stata posata oltre due secoli prima, il 4 maggio 1562. Attualmente sono tre i sacerdoti che si danno lodevolmente da fare per venire incontro, ogni giorno, alle molteplici esigenze spirituali dei numerosi fedeli, cittadini, turisti e studenti universitari (italiani e stranieri), che frequentano la Chiesa.
Il Superiore è padre Camillo Corbetta, 86 anni, fiancheggiato dai confratelli padre Ambrogio Bertini, 87enne, e dal più giovane padre Antonio Manzana, 68 anni, quest’ultimo noto biblista ed orientalista di vaglia. Purtroppo, alle spalle del valoroso “terzetto”, non vi sono altri presbiteri dell’Ordine che possano, un domani, prenderne il posto e continuarne la preziosa opera al servizio della collettività. I seminari dei Barnabiti sono da tempo deserti e, per logica conseguenza, la Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo, fondata nel 1530 da Sant’Antonio Maria Zaccaria, s’è vista costretta a ridurre da quattro a due le province nazionali d’influenza, una nell’Italia settentrionale e l’altra nel Centro-Sud.
Di recente, per assoluta carenza di vocazioni, sono state chiuse le Case generalizie di Livorno e Conversano ed alcune Chiese hanno subìto analoga sorte. Inutile dire che, per la cittadinanza perugina, l’eventuale chiusura del Tempio del Gesù, in cui mirabilmente si fondono arte, fede e storia, sarebbe l’ennesimo, durissimo colpo. Basterà rammentare che, sotto la pianta a tre navate, in corrispondenza della crociera e dell’abside, si celano gli Oratori dei Nobili, degli Artisti e dei Contadini, in verità piccole chiese, sovrapposte l’una sull’altra, edificate dai Gesuiti verso la fine del XVI secolo e tutte decorate da pregevoli affreschi d’ispirazione biblica. Il bel soffitto interno del Tempio, a cassettoni di legno intagliato, è stato integralmente restaurato, dopo il disastroso incendio scoppiato il 30 gennaio 1989. Sette sono gli altari lignei delle navate. Raffigurano Sant’Antonio da Padova, la Madonna della Divina Provvidenza, San Giuseppe, Sant’Anna con la Vergine bambina e con il sottostante quadro di Gesù agonizzante, il Sacro Cuore del Redentore (tra l’altro benedetto da Papa Leone XIII nel 1880), il Crocefisso, i Santi Barnabiti Antonio Maria Zaccaria, Alessandro Sauli e Francesco Saverio Bianchi. Spiccano inoltre, per i sorprendenti dettagli narrativi, l’affresco della volta della crociera, in cui sono descritte le imprese militari di Giosuè, ed il quadro policromo della Circoncisione di Gesù Bambino, con ai lati i Profeti Geremia ed Abacuc, proprio al centro del presbiterio sovrastante il Tabernacolo. Può chiudere un simile gioiello architettonico?