di Bruno Di Pilla – Non gode di ferrea salute, l’Unione Europea. Ne hanno minato la compattezza il forfait della Gran Bretagna ed il prepotente ritorno dei cosiddetti sovranismi nazionalisti, proprio mentre crescente appare l’egemonia planetaria (economica, tecnologica e militare) di Cina, Usa, Russia e della stessa India, colossi che saluterebbero con gioia la disgregazione del progetto europeo e, magari, il crollo dell’euro ed il conseguente ritorno alle inconsistenti monete nazionali. E dire che il sogno di un Continente unito e libero da tentacoli esterni fu coltivato con ardore da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, estensori e firmatari, nel 1944, del celebre Manifesto di Ventotene, quando infuriava la seconda guerra mondiale.
Sembrava pura utopia. Invece, nel 1951 a Parigi, grazie allo spirito europeista di Antonio Segni, Robert Schuman e Konrad Adenauer, sorse la CECA, primo passo sulla via della successiva creazione della CEE, istituita a Roma sei anni più tardi. Si giunse poi, con il Trattato di Maastricht del febbraio 1992, alla nascita dell’Unione Europea, divenuta UEM nel 1999 quando, anche in virtù dell’encomiabile impegno di Carlo Azeglio Ciampi, entrò in vigore la moneta unica. Il Trattato di Lisbona, ratificato nel 2007 ed entrato in vigore il 1° dicembre 2009, ha aggiunto un ulteriore tassello al mosaico.
Il lungo e faticoso iter, durato 70 anni, ha evitato antagonismi e discordie fra le Nazioni continentali, per secoli funestate da guerre fratricide. L’Europa dei 27, piuttosto, avrebbe urgente bisogno di un unico esercito, dell’unione bancaria e finanziaria, di un solo ministro degli esteri, di politiche economiche e strategiche condivise. E’ questo l’auspicio per il 2020 ed il secondo decennio del XXI secolo. Soltanto una Comunità solidale e compatta può contrastare lo strapotere di formidabili Stati le cui valute, ovviamente, dominano i mercati finanziari mondiali. Quale altra divisa, se non l’euro, sarebbe in grado di contrastare il dollaro USA, lo yuan cinese, il rublo russo, la sterlina britannica, lo yen nipponico e la stessa rupia indiana?