Accesso al credito bancario? Per le micro e piccole imprese le difficoltà continuano a essere tante. I dati ufficiali parlano chiaro: solo negli ultimi cinque anni i finanziamenti alle imprese artigiane hanno subito un taglio del 25%.
Al contrario, per le imprese medio grandi i volumi di credito hanno ormai superato i valori pre-crisi. In Umbria oltre 76mila delle circa 80mila imprese attive hanno meno di 10 dipendenti, pertanto l’accesso al credito rappresenta un problema per oltre il 95% delle imprese locali.
In altre parole alle banche piace “giocare facile”, soldi ai grandi e briciole agli artigiani.
Un dato confermato dal report di Bankitalia Nel primo semestre del 2018 la crescita dei prestiti ai residenti in Umbria ha progressivamente decelerato, in conseguenza del rallentamento dei finanziamenti alle imprese di medie e grandi dimensioni. La dinamica del credito si è confermata più debole per i primi cinque gruppi bancari. Il differenziale rispetto agli altri intermediari si è tuttavia ridotto, fino quasi ad annullarsi nei mesi estivi, durante i quali i prestiti al complesso dell’economia hanno ulteriormente rallentato.
Secondo le indicazioni fornite dalle banche partecipanti all’indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending Survey, Rbls), nel primo semestre dell’anno la domanda di finanziamenti di imprese e famiglie si è lievemente rafforzata. Nel settore produttivo le richieste di nuovi prestiti, provenienti dai comparti manifatturiero e dei servizi, sono state indirizzate prevalentemente al sostegno del capitale circolante e alla ristrutturazione di posizioni debitorie pregresse.
Le condizioni di finanziamento praticate dalle banche sono rimaste improntate su criteri nel complesso ancora accomodanti. Per la seconda parte dell’anno gli intermediari prefigurano un lieve irrigidimento delle politiche di erogazione del credito alle imprese.
Nel primo semestre è proseguito il miglioramento della qualità del credito.
Nei dodici mesi terminati a giugno il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei finanziamenti (tasso di deterioramento) è sceso su livelli analoghi a quelli precedenti la crisi; secondo dati provvisori, la tendenza è proseguita nel terzo trimestre. L’Umbria continua tuttavia a far registrare un valore superiore di circa un punto percentuale rispetto alla media nazionale.
La riduzione si è concentrata nel settore delle famiglie, ove il tasso di deterioramento ha registrato un nuovo minimo. Tra le imprese si è invece osservato un peggioramento, che, ha coinvolto soprattutto il comparto manifatturiero; l’indice è rimasto ampiamente superiore alla media nell’edilizia e per le aziende ternane (14,9 e 7,0 per cento, rispettivamente). L’incidenza dello stock di prestiti anomali si è ulteriormente ridotta sia per le imprese sia per le famiglie.
Che poi è quanto stigmatizzato dal report stilato da Bankitalia, che a proposito dell’Umbria, riferita al mercato o del credito scrive: “Nel primo semestre del 2018 la crescita dei prestiti ai residenti in Umbria ha progressivamente decelerato, in conseguenza del rallentamento dei finanziamenti alle imprese di medie e grandi dimensioni. La dinamica del credito si è confermata più debole per i primi cinque gruppi bancari. Il differenziale rispetto agli altri intermediari si è tuttavia ridotto, fino quasi ad annullarsi nei mesi estivi, durante i quali i prestiti al complesso dell’economia hanno ulteriormente rallentato.
Secondo le indicazioni fornite dalle banche partecipanti all’indagine regionale sul credito bancario (Regional Bank Lending Survey, Rbls), nel primo semestre dell’anno la domanda di finanziamenti di imprese e famiglie si è lievemente rafforzata. Nel settore produttivo le richieste di nuovi prestiti, provenienti dai comparti manifatturiero e dei servizi, sono state indirizzate prevalentemente al sostegno del capitale circolante e alla ristrutturazione di posizioni debitorie pregresse.
Le condizioni di finanziamento praticate dalle banche sono rimaste improntate su criteri nel complesso ancora accomodanti. Per la seconda parte dell’anno gli intermediari prefigurano un lieve irrigidimento delle politiche di erogazione del credito alle imprese.
Nel primo semestre è proseguito il miglioramento della qualità del credito.
Nei dodici mesi terminati a giugno il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto al totale dei finanziamenti (tasso di deterioramento) è sceso su livelli analoghi a quelli precedenti la crisi; secondo dati provvisori, la tendenza è proseguita nel terzo trimestre. L’Umbria continua tuttavia a far registrare un valore superiore di circa un punto percentuale rispetto alla media nazionale.
La riduzione si è concentrata nel settore delle famiglie, ove il tasso di deterioramento ha registrato un nuovo minimo. Tra le imprese si è invece osservato un peggioramento, che, ha coinvolto soprattutto il comparto manifatturiero; l’indice è rimasto ampiamente superiore alla media nell’edilizia e per le aziende ternane (14,9 e 7,0 per cento, rispettivamente). L’incidenza dello stock di prestiti anomali si è ulteriormente ridotta sia per le imprese sia per le famiglie”.
«Ma per tornare a crescere occorre puntare sull’applicazione della “lettera R” della legge Bassanini e sulla costruzione di una filiera della garanzia che coinvolga i confidi, Gepafin e il Fondo centrale di Garanzia». Ad affermarlo è Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria, che insieme a Fidimpresa, a Perugia, recentemente ha organizzato un confronto su “Credito 4.0. Nuovi strumenti finanziari per le imprese”, chiamando a parlarne relatori di primissimo piano, a cominciare da Federico Ghizzoni, già amministratore delegato di Unicredit Spa e ora presidente di Rothschild&Co Italia, Massimiliano Magrini, cofounder e managing partner di United Ventures, Paola d’Agostino, della piattaforma di crowdfunding Eppela, Fabio Petri, presidente di Artigiancassa – gruppo BNP Paribas, e la presidente della Giunta regionale, Catiuscia Marini.
Una tesi confermata da Fabio Petri, presidente di Artigiancassa, la principale banca di riferimento delle imprese artigiane, ma anche un imprenditore senese che ha vissuto direttamente gli effetti positivi dell’applicazione della “lettera R” in Toscana, dove viene utilizzata già da vari anni.
Ma accanto al credito bancario si sono sviluppati altri canali di finanziamento a cui i vari tipi di imprese possono ricorrere. Per esempio i venture capital che, come illustrato da Massimiliano Magrini, “investono in imprenditori capaci di rimodellare i settori attraverso la tecnologia, aiutandoli nella crescita a livello internazionale”.
Paola d’Agostino, della piattaforma Eppela, ha affermato come il reward crowdfunding è uno strumento utile alla realizzazione di nuovi progetti e soprattutto alle neo imprese, spesso considerate non bancabili. Cna Umbria farà partire a novembre, proprio in collaborazione con Eppela, un progetto pilota dedicato alle neo imprese.
Dello scenario nazionale e internazionale ha parlato Federico Ghizzoni. “I fondamentali dell’Italia sono solidi. Il fatto che, nonostante tutto, nel panorama mondiale l’Italia continui a essere da tanti anni il secondo Paese manifatturiero dopo la Germania e sieda al tavolo insieme alle economie più forti al mondo, è la dimostrazione che il tessuto produttivo nazionale è solido. Ma gli investitori, costituiti soprattutto dai fondi pensione americani, hanno bisogno di chiarezza. Vogliono sapere cose semplici: l’Italia vuole restare nell’euro oppure no? Ci sono le coperture per la manovra? Quali sono le misure per la crescita? Rispondiamo a quelle domande e gli investitori torneranno ad acquistare i nostri titoli di Stato. Lo spread non è un’invenzione, è una cosa concreta, e il suo incremento produce danni alle imprese e al Paese”.
L’intervento conclusivo è stato quello della presidente della Giunta regionale dell’Umbria, Catiuscia Marini, chiamata direttamente in causa sulla costruzione di una filiera della garanzia, che ha riconosciuto, come dimostra la stessa natura della Cna, che in Umbria occorrono politiche dedicate all’impresa diffusa, costituita in gran parte da micropiccole imprese che probabilmente non hanno alcuna possibilità di crescere, ma che rappresentano comunque una realtà economica che produce occupazione e che va sostenuta per il ruolo sociale che svolge. Al tempo stesso la Governatrice ha ribadito che la Regione deve essere in grado di realizzare politiche che invece aiutino quelle imprese che hanno tutte le potenzialità per crescere e svilupparsi. «Ecco perché ha concluso la Marini accogliamo la proposta di Cna di andare all’applicazione della “lettera R” della legge Bassanini per costruire una filiera del credito e sostenere il tessuto produttivo umbro».