Migranti (purché volenterosi ed onesti) al lavoro nei settori meno tecnologici, ormai lasciati in pressoché totale abbandono dai connazionali. E’ questa l’idea “rivoluzionaria” di alcuni Sindaci, in testa il fiorentino Nardella, il palermitano Orlando ed il partenopeo De Magistris, cui si sono aggiunti i Presidenti delle Regioni Toscana, Umbria, Piemonte e Sicilia, che minacciano di rivolgersi alla Consulta contro il Decreto Sicurezza del Ministro Salvini. Non convince molti primi cittadini e governatori il provvedimento spazza-immigrati, che si teme possa sguinzagliare al servizio della criminalità organizzata i “clandestini” ufficialmente espulsi dallo Stivale ma pronti a riciclarsi in altre città o, comunque, chi arriva con mezzi alternativi ai barconi e sotto mentite spoglie. Quali lavori sarebbero affidabili, sotto stretta sorveglianza, a quanti fuggono da guerre, fame e persecuzioni? Quelli, in genere artigianali, non più graditi ai figli italiani del Terzo Millennio, che si guardano bene dall’affrontare snervanti fatiche quotidiane nelle poche botteghe rimaste, in borghi di campagna e nelle metropoli.
Da anni, in effetti, sono mosche bianche calzolai, falegnami, fabbri, idraulici, restauratori di mobili antichi, conciatori specializzati nella lavorazione di pelli, filati e tessuti. Mentre nel cielo della Patria volano sempre meno cicogne, con le culle che ne attendono invano il ritorno, non sarebbe un’idea malvagia l’ingaggio come artigiani-praticanti, ovviamente finanziato dallo Stato, dei tanti nomadi e giovani di colore sbandati, ma in ottima forma fisica, che campano ogni giorno d’accattonaggio, spesso rendendo la vita maledetta a concittadini, turisti e passanti, specie signore d’una certa età, cui non resta che arrendersi e cedere qualche spicciolo per evitare guai. Sono insistenti ed arroganti i ragazzoni in salute che, per mestiere, si travestono da mendicanti, appostandosi nei punti nevralgici di vie e piazze ad alta frequentazione, oppure, sfacciatamente, nei sagrati e davanti ai portali delle Chiese, quasi obbligando i fedeli e gli stessi preti a sganciare… pedaggi supplementari.
In verità sono altri i veri poveri, sempre più spesso anche italiani: anziani con patologie invalidanti, emarginati soli e privi d’assistenza, soggetti che non riescono a trovare lavoro, malgrado la buona volontà, a causa di catastrofi naturali, lutti, fallimento o delocalizzazione d’imprese, malformazioni genetiche o sopraggiunte, nonché dell’incipiente vecchiaia. A tutti i robusti sfaccendati di belle speranze lo Stato prospetti un’inderogabile scelta. Accettare il tirocinio in bottega (con salari ovviamente ridotti) o tornare alla base. L’economia ed il tasso demografico ne trarrebbero giovamento, come da tempo accade nelle civilissime Nazioni nord-europee. Un rilievo statistico. In Umbria, la natalità è calata di oltre un quarto, nell’ultimo decennio, come dire che è in vertiginosa crescita il numero di chi non vuol saperne di metter su famiglia, di coppie sterili, nonché di pigri “bamboccioni” refrattari a lasciare mamma e papà. Conviene espellere tutti i migranti, al di là di criminali e violenti?
Bruno Di Pilla