Agli Umbri va assicurata sempre la qualità delle prestazioni sanitarie; la qualità non può essere ridotta o giustificata con motivazioni contabili. Purtroppo la concezione aziendalistica del centro-destra è riduttiva e sottovaluta il servizio sociale che deve essere riaffermato e gestito con efficacia ed efficienza per tutti i cittadini.
Questo è stato il perno intorno al quale l’ASSOCIAZIONE SOCIALISMO XXI DELL’UMBRIA ha trattato in un tele-convegno gli aspetti critici e le proposte di miglioramento per la sanità regionale umbra.
I Socialisti, allarmati dalla volontà di costituire una sola azienda sanitaria regionale, cioè una concentrazione di potere lontana dalle necessità dei variegati territori della regione, hanno – al contrario – esaminato le necessità e discusso proposte per il miglioramento del servizio. Sono emersi i punti principali ai quali dedicare impegno e scelte conseguenti. Va valorizzato il ruolo del medico di base e affermato un ruolo importante alla medicina nel territorio. Con adeguatezza di organici negli ospedali – organici sistematicamente ridotti da diversi anni – si potrebbe affidare all’infermiere di territorio di seguire i pazienti con cronicità non complesse. Il vantaggio si intuisce, sia per i pazienti che per la riduzione di afflusso agli ospedali.
Una maggiore efficienza ed un migliore servizio si devono raggiungere con la medicina d’iniziativa, cioè con i servizio sanitario che autonomamente prenda in cura il paziente per le prenotazioni, gli esami, le visite, evitando ai cittadini di dover svolgere operazioni, spostamenti e poi talvolta dover usufruire delle prestazioni in strutture situate in città diverse.
Il convegno ha evidenziato la necessità di rinnovare gli ospedali; molti sono in edifici vecchi e l’assetto interno è di vecchia concezione e non adatto alle flessibilità d’impiego tra reparti quando tale esigenza si manifesta.
Vi sono eccellenze sanitarie in Umbria che vanno mantenute e occorre – per tutte le funzioni ospedaliere svolte – ragionare su strutture, reparti e specialità da mantenere, o accorpare, o trasferire secondo gli standard di qualità di servizio di ogni struttura.
L’efficacia per i pazienti si consegue facilitando la circolazione delle informazioni del paziente in tutto il sistema regionale e massimizzando l’uso delle tecnologie sanitarie affinché le tecnologie sanitarie non siano solo uno strumento diagnostico ma accompagnino le procedure terapeutiche necessarie ad ognuno, sulla linea delle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I relatori sono stati molto precisi nelle loro analisi e nelle proposte, grazie alle loro esperienze personali dirette e pluriennali. Infatti hanno relazionato il Dottor Alberto Leoni, psicologo clinico che ha anche diretto i servizi socio-sanitari della Usl dell’Alto Vicentino; il Dottor Massimo Angelini, già Presidente della Consulta delle Associazioni di Città di Castello, già Presidente del Collegio professionale dei Tecnici di radiologia medica di Perugia e Terni e dell’Ordine delle professioni sanitarie di area tecnica di Perugia e Terni e Docente all’Università di Perugia di etica e deontologia professionale; il Dottor Roberto Ruscica, già direttore sanitario dell’Azienda sanitaria unica della regione Marche, poi dell’Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni e poi direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl Umbria 4 poi 2.
Tutti gli intervenuti e le conclusioni del convegno hanno evidenziato le responsabilità gravi di chi ha sostituito il sistema sanitario pubblico via via con crescenti strutture private. Gli effetti degli eccessi di tale scelta si sono visti in Lombardia durante la pandemia in corso, ove il prezzo pagato in vite umane e disorganizzazione è stato elevatissimo, malgrado l’abnegazione del personale sanitario preposto e dei volontari. La logica politica dei partiti di centro-destra è stata verificata sul campo negli effetti di danno alla popolazione e i Socialisti contrappongono scelte e modernizzazioni, efficienze, formazione e congruità degli organici per la buona sanità.
Aldo Potenza