Il libro “Airone 1. Retroscena di un’epoca”, (curatore Giannelli Benvenuti A. – Sometti Editore), è stato presentato in Senato. Nella prestigiosa Sala Capitolare, alla presenza di Vincenzo Scotti, Tito Lucrezio Rizzo, Antonio Aricò, si sono potute ascoltare in esclusiva le parole di uno dei principali protagonisti della più recente e fondamentale storia italiana, per molti aspetti ancora inedita.
Il volume è stato illustrato direttamente dall'autore, il generale dei Carabinieri Antonio Cornacchia. Un'occasione per sentire direttamente dalla voce di un importante testimone di un'epoca buia raccontare gli “anni di piombo”, quel tempo terribile che ha lasciato sulle strade della Penisola una macchia di sangue grande ed indelebile. «Il mio libro – ha detto il generale – narra di “assurdità inspiegabili”, di “comportamenti inconcepibili” da parte di coloro che all’interno del Ministero degli Interni, invece di spingere e incentivare le indagini, agivano per impastoiarle».
«Basti dire che molte inchieste non riuscimmo a portarle a termine. Ci fu precluso di servirci dei propri impianti per le intercettazioni telefoniche, costretti a utilizzare, con intuibili difficoltà, le centrali Sip. Fu necessario il sequestro Moro per arrivare a farci nuovamente autorizzare a far uso, come in precedenza, di uno strumento investigativo efficace che rendeva più agevole il nostro operato, il nostro impegno. Sempre abbiamo dovuto operare con il freno a mano tirato, ingessati da lacci e laccioli burocratici e politici. Si poteva fare di più. Perché non si è fatto?».
Un esempio fra tanti. «Nel dicembre del 1970 la relazione del prefetto Mazza di Milano metteva in guardia contro imminenti attentati, sollecitava l’allora Ministro dell’Interno Franco Restivo, ad intervenire in fretta e a non perdere tempo. La relazione fu ignorata e tenuta nascosta fin quando una “manina” la tirò fuori dal cassetto per essere pubblicata sul “Giornale d’Italia” e sul “Messaggero”. Restivo si giustificò scaricando la colpa sull’alleato di Governo, quel Psi che in quei giorni chiedeva il disarmo della Polizia nelle manifestazioni di piazza».
«E così – ha spiegato infine Cornacchia – ci fu un’Italia che rimase macellata, disseminata di martiri e di eroi. Ci sono famiglie che a distanza di 40 anni ancora non hanno avuto giustizia. Ma il libro non vuol solo dare un quadro negativo del nostro Paese. Da una parte c’è una denuncia, una critica, ma dall’altra restano le tante testimonianze di uomini coraggiosi che non si sono mai tirati indietro di fronte alle minacce, che non si sono mai arresi e tantomeno si sono lasciati sopraffare dalla paura. Il futuro migliore sarà quello in cui ognuno di noi, perfettamente consapevole del nemico che ha di fronte, nel rispetto del compito e del ruolo che è chiamato a svolgere, si assumerà in pieno le proprie responsabilità».