“In Umbria quasi il 66 per cento dei ginecologi si è dichiarato obiettore ontro un dato nazionale del 71 per cento. L’interruzione volontaria di gravidanza viene garantita in 12 strutture pubbliche, e questo rappresenta un elemento di diffusione e copertura territoriale assolutamente significativo. Nella nostra regione la qualità e la quantità delle strutture, e la qualità delle prestazioni è sicuramente idonea a garantire questo servizio in tutto il territorio”: così ha risposto l’assessore regionale alla Sanità Luca Barberini, a un’interrogazione di Attilio Solinas, Carla Casciari (Pd) e Silvano Rometti (Ps).
In particolare, i tre interrogante segnalavano che “nell’ospedale di Foligno nello scorso gennaio è stata disposta la sospensione temporanea delle attività di interruzione volontaria della gravidanza, a causa del numero estremamente esiguo di ginecologi non obiettori presenti nell’ospedale, che per ragioni diverse non potevano essere in servizio”. Barberini ha spiegato che “nel presidio ospedaliero di Foligno, per una serie di circostanze del tutto fortuite, gli unici due medici ginecologi obiettori non hanno potuto garantire il servizio in due sedute. Ma in quelle giornate non c’era alcuna attività programmata, quindi non c’è stato alcun trasferimento di pazienti in altre strutture. Nel frattempo la situazione è stata immediatamente risolta con il distacco di ginecologi provenienti da altri presidi”.
“In Umbria – ha riferito l’assessore – le interruzioni volontarie di gravidanza nel 2016 sono state 1.295, con un calo che si registra ormai da cinque anni, un calo sempre piuttosto marcato, se pensiamo che nel 2013 sono state 1.666, nel 2014 1.479, nel 2015 1.365, quindi c’è un calo che si verifica in tutte le nostre strutture. Dai dati regionali emerge che il ricorso alla 194 è in diminuzione, visto che il tasso di abortività (che è il rapporto tra le ivg ogni 1.000 nati) è diminuito negli ultimi due anni del 6,6 per cento”.