Nella Provincia di Perugia “180 mila abitanti sono a rischio povertà'”.Lo ha detto il segretario della Cgil di Perugia Filippo Ciavaglia in occasione di una conferenza stampa nella quale è stato fatto un bilancio dell’anno che sta per concludersi .
“Il 2016 è stato un anno difficile, che ci proietta verso un 2017 nel quale, come primo obiettivo, ci poniamo quello di mantenere tutti i presidi relativi alle situazioni di difficoltà del nostro territorio,dalle crisi aziendali, alle calamità come il terremoto, ai vari contesti sociali problematici”Ciavaglia ha sottolineato che la Camera del lavoro di Perugia è “tra le prime 15 in Italia e con i suoi circa 80 mila iscritti (42 mila pensionati e 40 mila lavoratori) e nella provincia continua ad essere un punto di riferimento”.
“Nei primi 10 mesi del 2016 – ha quindi detto il segretario – le assunzioni a tempo indeterminato in Umbria sono passate da 17 mila a 10 mila. Anche il settore del turismo ci presenta dati preoccupanti, con perdite del 30%. Nel 2015 circa 6 mila residenti della provincia di Perugia si sono trasferiti o in altre regioni o all’estero. Numeri che danno la misura delle difficoltà del contesto economico della nostra provincia e che testimoniano anche l’aumento del fenomeno delle disuguaglianze”. “Il 2016 – ha sottolineato ancora Ciavaglia – è stato ovviamente anche l’anno del terremoto, per i 12 mila abitanti della Valnerina. Tra questi, circa 2.500 hanno subito direttamente danni alle proprie abitazioni o attività economiche. Tra le tante conseguenze del sisma c’è purtroppo anche quella dello spopolamento di quel territorio. Un dato che lo testimonia è anche quello delle presenze scolastiche: sono meno di 400 gli alunni che hanno ripreso a frequentare le lezioni in quel territorio. Come Cgil abbiamo cercato di fare la nostra parte, con un presidio costante sul territorio, con tutta la nostra attivita” a livello logistico ma anche con misure specifiche, come la ”busta pesante” per i lavoratori. Continuiamo ovviamente a seguire la situazione e ad auspicare un progetto di reinsediamento che sia il più rapido possibile”.