di Giuseppe Caforio – Un magma gelatinoso in salsa umbra sembra avvolgere i rapporti fra politica e imprese nella nostra Regione. Almeno questo sembra emergere da una serie di indagini che le diverse Procure umbre hanno in corso.
Si badi bene: non stiamo parlando di ipotesi di concussione – quando è il Pubblico Ufficiale a richiedere una controprestazione in cambio di un favore- oppure di corruzione – quando è il privato che offre dei benefici al Pubblico Ufficiale per ottenere una qualche agevolazione- ma di quelle situazioni molto più ambigue in cui interesse pubblico e interesse privato vanno sottilmente a confondersi.
Si tratta di una sorta di zona grigia, di una border line che si verifica in ambiti come le gare di evidenza pubblica, quando la parte pubblica si adopera per favorire, sin dalla redazione del bando, una parte privata, apparentemente non richiedendo nell’immediato nulla in contraccambio.
Il pactum sceleris, talora tacito, si manifesta poi in alcuni momenti topici come ad esempio le elezioni quando, evidentemente, si chiede supporto in termini sia di consenso sia di sostegno economico per la campagna elettorale.
L’obiettivo rimane sempre lo stesso: evitare le dure regole delle procedure di evidenza pubblica per ottenere un “aiutino” che possa consentire ad un’impresa, magari locale, magari che assume persone di gradimento della parte politica, a vincere un appalto. Il paradosso di tale contesto è che spesso chi agisce in tal modo non solo non coglie l’antigiuridicità di tale modus operandi, ma ritiene di stare a svolgere un interesse che ai suoi occhi appare anche di portata generale. E’ evidente che alla vigilia della fase della ricostruzione per gli eventi sismici del 2016 questo tema assume un aspetto particolarmente delicato e importante.
Per coglierne la portata è sufficiente ricordare che già dopo il terremoto del 1997 la Regione Umbria, forzando in più atti normativi, cercò in ogni modo di privilegiare le imprese edili locali nell’affidamento dei lavori della ricostruzione. La vicenda ebbe varie rimostranze non solo a livello nazionale ma soprattutto a livello europeo perchè da più parti si sottolineò la contrarietà di quelle norme ai principi fondanti l’Unione Europea.
La questione si sta riproponendo ora e le tentazioni localistiche sono forti. Certo, il tema di favorire le imprese locali è suggestivo e probabilmente trova il consenso della maggior parte della comunità umbra, ma la questione è che se vi sono delle regole, soprattutto di carattere internazionale, occorre rispettarle.Diversamente, tutte le deviazioni patologiche che in questi anni hanno segnato in Umbria il rapporto fra politica e imprenditoria rischiano di amplificarsi arrivando a trovare quasi una loro legittimazione. Eppure, e non sembri un paradosso, proprio le imprese che sono state nel corso del tempo maggiormente favorite da rapporti incestuosi con la politica a lungo andare non hanno retto il confronto con il mercato e l’una dopo l’altra, come foglie al vento, sono cadute in procedimenti fallimentari.
Le gare di evidenza pubblica, oltre ad avere l’indiscutibile beneficio per la stazione appaltante di avere offerte più vantaggiose sia in relazione alla capacità tecnica dell’offerente sia dei prezzi praticati, servono proprio alle imprese per rafforzarsi e per aumentare la propria capacità competitiva.
Il problema di molte aziende umbre è diventato proprio quello di non riuscire ad essere competitive e a vincere quelle gare dove viene a mancare il supporto della benevolenza della politica locale.
Prima ancora che per rispetto del Codice Penale e dell’etica dell’impresa, stroncare ogni patologico rapporto fra politica e impresa ha un rilievo fondamentale per consentire alle imprese di crescere e creare capacità competitiva. Certo, date le inveterate abitudini, non sarà facile far comprendere ad un imprenditore che partecipando ad una gara pubblica, prima di preoccuparsi di contattare il politico di turno è più opportuno proporre la migliore offerta possibile, ma, se quell’imprenditore è veramente tale ed è lungimirante, si preoccuperà che nessuno dei suoi concorrenti abbia il famoso “aiutino” e cercherà di puntare decisamente a giocarsi la gara con le logiche della libera concorrenza.
Se si riuscirà a trasmettere questo approccio culturale ad imprenditori e politici, allora sì che potremo dire che l’Umbria ha fatto quel salto di qualità che fino ad ora l’ha frenata nella propria crescita economica e nella capacità di conquista dei mercati. Con l’inizio del nuovo anno, occorre formulare uno speciale auspicio per le nostre Istituzioni pubbliche e per le imprese private della nostra Regione: che nel rispetto dei propri ruoli, colgano un nuovo modo di porsi e sappiano contribuire al benessere collettivo.
Articolo da Umbria Settegiorni di Gennaio 2017