Lrsquo;area degli scavi di Taino, nella frazione di S. Antonio di Rasina, egrave; stata interessata nei giorni scorsi da interventi di messa in sicurezza consistenti nel ripristino del livello di terreno originario a copertura delle strutture archeologiche individuate dalle campagne di scavo condotte dallrsquo;Universitagrave; degli Studi di Perugia tra il 2004 e il 2008. Nello specifico, iniziando dallrsquo;area delle terme pubbliche, di fronte al pozzo di Taino, sono state eliminate le lastre metalliche che erano state predisposte provvisoriamente a copertura dei vari ambienti alla chiusura dello scavo e si egrave; proceduto, con lrsquo;ausilio dei mezzi meccanici e sotto la sorveglianza di un archeologo, al progressivo reinterro dellrsquo;area, anche in seguito a spiacevoli episodi di vandalismo verificatesi nelle settimane precedenti, quando ignoti erano entrati nellrsquo;area degli scavi per appropriarsi illecitamente di alcune delle coperture metalliche suddette.
Purtroppo non si tratta del primo episodio di vandalismo o comunque di inciviltagrave; che si egrave; verificato nella zona, che egrave; stata impropriamente utilizzata in passato come punto di discarica a cielo aperto per materiale plastico e, ancora peggio, per frammenti di eternit che, in seguito a ripetute segnalazioni, si sta procedendo a smaltire da parte di personale incaricato per il trattamento di rifiuti speciali.
La decisione del reinterro delle strutture archeologiche, maturata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici e dallrsquo;Universitagrave;, di concerto con lrsquo;amministrazione comunale, non rappresenta una sistemazione definitiva dellrsquo;area, ma unrsquo;inevitabile misura di tutela e di salvaguardia delle strutture stesse che, nel caso delle terme pubbliche,
il primo edificio che egrave; emerso nella prima campagna di scavo nel 2004, sono esposte da ormai otto anni, seppur protette da un sistema di copertura sicuro ma comunque concepito per essere provvisorio, alle intemperie e alla possibilitagrave; di intromissioni non autorizzate nellrsquo;area, eventualitagrave; che infatti si egrave;, malauguratamente, verificata. Lrsquo;intervento egrave; stata lrsquo;occasione per verificare il buono stato di conservazione delle murature e dei pavimenti che, al di sotto delle lastre metalliche di cui srsquo;egrave; detto, erano stati comunque ricoperti al momento dello scavo da appositi teli in plastica e tessuto non tessuto e, in alcune zone piugrave; delicate, anche da strati di argilla espansa, paglia o breccino.nbsp;
Dai sopralluoghi effettuati in zona, lrsquo;ispettrice archeologa della Soprintendenza, dott.ssa Clarita Natalini, si egrave; detta molto soddisfatta per questa operazione che garantisce alle strutture il necessario livello di tutela e di protezione in attesa di interventi che possano valorizzarle adeguatamente.
Tutta lrsquo;area interessata dai ritrovamenti, pur restando ancora di proprietagrave; privata, egrave; sottoposta a vincolo archeologico, misura che ne assicura la tutela in quanto ne sancisce il pubblico interesse.
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