Dal 2004 Adriano Scognamillo è il fotografo ufficiale della Sagra Musicale Umbra. Immancabilmente, che si sia in San Pietro, ai Notari, al Morlacchi, San Bevignate, a San Filippo, lo si vede arrivare con la sua Olympus MD5, alla ricerca dello spazio migliore per lo scatto. Da quella data l’artista pugliese ha raccolto immagini preziose, migliaia di istantanee, che possono a buon diritto scandire le fasi della vita di questo colosso della musica italiana che è ancora la Sagra.
A settembre, in concomitanza con la 73esima edizione, fase zenithale della direzione di Alberto Batisti, Scognamillo ha affidato a un poderoso volume edito da Morlacchi la diffusione delle sue riflessioni visive che scandiscono alcuni dei più rappresentativi momenti del festival. Li ha raccolti in un volume che è stato di corredo alla mostra fotografica tenuta per settimane nelle sale del Museo della Penna
La pubblicazione ha per titolo “Camera sacra. Immagini e protagonisti della Sagra Musicale Umbra”: si tratta di un arnese di venticinque centimetri per trenta, qualcosa di estremamente ingombrante per una libreria di una casa privata, ma un pezzo di inestimabile valore per una biblioteca pubblica. Di quelle che devono tramandare la storia della nostra civiltà. Lo si consulta con una certa difficoltà, data la mole, ma si sa che la grafica vuole i suoi spazi: i numeri delle pagine sono relative agli scritti contenuti, per le foto ci vuole la pazienza di segnarsele a mano. Ma quando si arriva alla fine, e siano presumibilmente alla 190, si ha la consapevolezza di aver ripercorso tutte le tappe più significative di questa bella avventura che è sempre stata la Sagra.
D’altra parte, come ricorda nella sua prefazione l’assessore Fernanda Cecchini, tanta strada è passata da quando, prima ancora della metà del secolo scorso, l’Umbria della Sagra “salì sul podio per dirigere le più prestigiose orchestre del mondo”. Alitavano allo gli spiriti di Aldo Capitini e di Francesco Siciliani, e, per l’assessore Cecchini, si trattava per ambedue di ricordare che “la musica è il motore dell’universo e la sua vera grandezza è nel cuore dell’uomo che la cerca”.
Sfogliando le pagine del volume anche l’assessore comunale Teresa Severini può dichiarare con convinta consapevolezza che, con le sue tappe, la Sagra ci ha fatto vivere “momenti di qualità e di incanto”. Parole che trovano eco nelle riflessioni di Anna Calabro, la presidente della Fondazione Perugia Musica Classica che invita tutti a considerare le immagini di Scognamillo il comune patrimonio di una storia che appartiene alla comunità musicale internazionale, tanti sono gli artisti che ne compongono il mosaico.
Intercalate delle riflessioni di Andrew Starling, Aldo Bennici e Alberto Batisti le foto di Scognamillo colgono gli artisti nei più svariati momenti della loro esibizione, da quando entrano in pedana, a quando cantano e suonano, al momento in cui ricevono gli applausi.
Catturare con l’obiettivo l’immagine evanescente della musica, che vive nel momento in cui si crea, e poi, come sosteneva il filosofo sant’Agostino, permane solo nella memoria, è quanto è riuscito a realizzare Scognamillo, assegnando i suoi scatti alla iconicità di qualcosa di duraturo: andate nelle ultime pagine a incrociare, nella sezione dei “Ricordi” lo sguardo di Herbert von Karajan o ad accarezzare le ancora opulente forme di Maria Callas per capire cosa vuole dire, nella Sagra, conservare l’attimo fuggente e fissarlo in una posa comodo e leggibile per chi deve attraversare il velo del tempo per capire, per commentare e, forse, per farsi commuovere.
Pescare tra e centinaia di foto è naturalmente far torto a quanti non verranno citati. Ma bisogna pur scegliere. A tasto, come nel caso di un Maurizio Pollini anno 2005 in icona con Anna Calabro, Salvatore Sciarrino e Bennici. Nello stesso anno un Zubin Metha dall’alto del Teatro Morlacchi. Nel 2007 Giovanni Sollima sudato sul suo violoncello, e il vecchio, venerando Frans Brüggen a san Pietro, un occhio al coro e uno alla partitura. 2008: il simpaticissimo Sardelli, barocchista in odor di Vernacoliere che rivedremo domani a Solomeo, e un Filippo Maria Bressan più aristocratico che mai, anche se sembra soffiarsi il naso col diapason. Ancora. Chiara Muti, onore alla bellezza, e Helmuth Rilling con la Bach Accademia di Stoccarda.
Un salto al 2009 con le ragazze svedesi del Saint Jacob, fiammeggianti in rosso a Sangemini e il direttore Gary Graden, un beniamino e un benemerito della Sagra.
2010: Jordi Savall in san Bevignate meditabondo sulla sua viola, i cantori filippini Madrigal Singers, sempre nel chiostro di Sangemini e, finalmente, nel 2011 la prima edizione del Premio Siciliani, con la giuria al completo: Carlo Ballola, Sciarrino Marcello Filotei e quel monsignor Ravasi della Pontificia Commissione della Cultura che progressivamente estenderà la sua influenza su un premio che tutto dovrebbe essere, meno che confessionale. Due pagine dopo Daniel Harding che dirige al Morlacchi la Filarmonica della Scala. Nel 2012 uno scatto formidabile di un direttore che, quando era giovane, faceva salire i numeri degli abbonamenti da parte del gentil sesso: Charles Dutoit. Due immagini dopo San Pietro, dalla parte dell’altare, col pubblico avvolto dalle ragazze del s. Jacob, stavolta in nero. Si riconoscono soci noti. Nel 2013 si staglia un Pendercki in formato direttore, ma anche seduto stancamente su una sedia. Molto più belloccio il giovane direttore David Afkham. E’ anche l’anno dell’exploit di Mauro Borgioni in “Curlew Rever” nelle luci-ombre di san Bevignate.
2015, sempre nella chiesa dei Templari, una Patrizia Bovi ancor affascinante, mentre al Torti di Bevagna si avvita e si contorce Vincenzo Capezzuto, nelle sue esternazioni sacre. E’ di due anni fa il Paolo Fresu che risveglia con la tromba tutt’altro che biblica gli echi di san Bevignate, e una Martha Argerich finalmente illuminata dalla saggezza del teatro Morlacchi. Per lo scorso anno le pietre di Norcia e il coro Canticum Novume di Solomeo raccontano un’altra storia, alla drammaticità quale l’Impegno della Sagra non si è sottratto. Ultima inquadratura, bellissima, Lucia Napoli e il Concerto Romano immersi negli affreschi di San Bevignate. Dalla profondità con cui Scognamillo sa immergere l’immagine, sembra di sentire voce e suoni.
Stefano Ragni