Al primo marzo 2012 – secondo il Rapporto stilato da AUR – sono presenti in Umbria 16.792 attivita’ commerciali (12.007 in provincia di Perugia e 4.785 in quella di Terni), di cui circa un terzo a prevalenza alimentare.
La superficie complessiva di vendita e’ di 2.045.151 mq e quella media di 121,6 mq (121,6 mq alimentari, 121,8 mq non alimentari), con valori piu’ elevati in provincia di Perugia.
E’ presente un esercizio ogni 52,7 abitanti e ogni 500 metri, con la piu’ alta concentrazione in provincia di Terni specie nel settore non alimentare.
Sono stati rilevati 15.499 esercizi di vicinato (quelli fino a 250 mq), pari al 92,3% del totale, soprattutto nei centri storici e nei comuni di minore dimensione, 1.267 strutture di vendita medie (superficie tra 251 e 1.500 mq nei comuni con meno di 10.000 abitanti e tra 251 e 2.500 mq negli altri) e 26 grandi strutture.
Il 74,2% degli esercizi tratta generi del solo settore non alimentare, il 16% generi del solo settore alimentare ed il rimanente 9,7% entrambi i settori.
Quasi la meta’ degli esercizi (49,0%) e’ gestita da ditta individuale; tra le forme societarie sono piu’ presenti s.n.c. E s.p.a. in provincia di Perugia ed s.r.l. in quella di Terni.
La consistenza demografica dei comuni influenza la superficie media (si passa dai 95,5 mq in quelli con meno di 3.000 abitanti ai 131,4 nei tre maggiori di Perugia, Terni e Foligno che raccolgono il 40% del totale degli esercizi della regione) ed ancor piu’ influisce sulla stessa l’andamento demografico in crescita o calo, mentre l’elevata presenza di flussi turistici sembra agire piu’ sulla numerosita’ degli esercizi a parita’ di abitanti: un esercizio ogni 69,5 abitanti nei comuni con meno di 10.000 presenze turistiche nel 2011 e uno ogni 48,2 in quelli che ne hanno registrato oltre un milione.
Quanto all’altitudine dei comuni, in quelli collinari e montani le superfici medie degli esercizi tendono a diminuire mentre l’indice di concentrazione sale. Il 29,5% degli esercizi e’ presente nei centri storici del capoluogo, il 32,2% nelle parti del capoluogo ad essi esterne ed il 39,2% nel resto del territorio comunale.
La percentuale di attivita’ nei centri storici e’ maggiore in provincia di Terni (35,6%) che in quella di Perugia (27,1%) ed e’ decisamente minore nei comuni di assai ridotta consistenza demografica, specie per gli esercizi alimentari.
Tra i 4.960 esercizi presenti nei centri storici spiccano le ditte individuali (55,7% contro la media del 49,0%) e gli esercizi di vicinato (98,0% contro la media del 92,3%).
Nelle aree oggetto di Quadri Strategici di valorizzazione sono stati segnalati 732 esercizi, di cui 33 nei centri storici di frazioni.
Le medie e le grandi strutture di vendita risultano 1.293 (1.267 medie e 26 grandi), pari al 7,7% del totale in termini numerici, delle quali 348 a prevalenza alimentare (295.165 mq) e 945 non alimentare (736.166 mq). La superficie (1.031.331 mq) rappresenta il 50,4% del totale regionale e di essa circa la meta’ e’ da imputare alle strutture di minore dimensione (da 251 mq a 600 mq nei comuni con meno di 10.000 abitanti e da 251 mq a 900 mq negli altri).
Le medie e le grandi strutture di vendita (1.013 in provincia di Perugia e 280 in quella di Terni) sono generalmente gestite da societa’ di capitali e trattano in prevalenza alimentari, abbigliamento, mobili, auto-moto-cicli e prodotti per l’edilizia.
La provincia di Perugia ha in generale una maggiore dotazione di queste strutture, ma in quella di Terni sono percentualmente piu’ presenti grandi strutture ed e’ maggiore, a parita’ di abitanti, la superficie per la specializzazione alimentare e, in genere, la superficie media.
Oltre l’80% di queste strutture e’ ubicato nei comuni maggiori (specialmente elettronica o auto-moto-cicli) e, all’interno del territorio comunale, nelle aree esterne al centro storico e, nel caso di strutture non alimentari, anche al capoluogo stesso.
Nel centro storico la loro presenza e’ minima e rappresentata dalle strutture minori, specie di abbigliamento.
Delle 1.293 medie e grandi strutture, 144, specie di alimentari, mobili ed abbigliamento, appartengono alle tipologie maggiori soggette ad una particolare disciplina della legge regionale; la loro superficie e’ di 342.222 mq.
I centri commerciali riconosciuti sono 42 ed ospitano 367 esercizi al dettaglio per una superficie di vendita di 121.133 mq. ed i poli commerciali 14 comprendenti
73 esercizi.
Con riferimento alle otto zone socio-economiche omogenee, individuate fino al 2013, il 57% degli esercizi e’ presente in quelle di Perugia, Terni e Foligno in cui si trovano anche le strutture maggiori.
La zona di Orvieto registra la minore superficie media (81,5 mq) e quella di Perugia la maggiore (139,3). In riferimento alla media e grande distribuzione, le maggiori quote di superficie sul totale degli esercizi si hanno nelle zone di Perugia, Foligno Spoleto nonche’, per il settore alimentare, Castiglione del Lago, mentre in termini di superficie a parita’ di abitanti le zone piu’ servite risultano quelle di Castiglione del Lago, Perugia e Spoleto per il settore alimentare e Spoleto, Perugia e Foligno per il non alimentare.
A completamento del quadro fornito dall’indagine di campo, si e’ ritenuto utile fornire uno scenario di riferimento per poter inquadrare la situazione umbra nel contesto territoriale ed in termini diacronici, utilizzando i dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio (ONC). Secondo i dati dell’ONC, nel 2012, il complesso delle attivita’ primarie e secondarie ammonta in Umbria a 16.144 punti vendita; le prime costituiscono i del totale.
Le attivita’ primarie umbre hanno un peso nel contesto nazionale dell’l’1,6%, un valore sostanzialmente stabile dal 2002 e superiore agli indicatori economici di riferimento.
La densita’ delle attivita’ primarie umbre (13,3 unita’ di vendita ogni 1.000 abitanti) colloca la regione al di sopra della media italiana (12,5) e del Centro (12,8), in posizione intermedia tra il Sud, caratterizzato da circa 16 esercizi ogni 1.000 abitanti ed il Nord, dove si rilevano valori piu’ bassi (Nord Est 10,4 e Nord Ovest 10,2).
La densita’ degli esercizi umbri nel 2012 si attesta ad un livello leggermente piu’ basso di tutta la serie storica analogamente a quanto avviene a livello medio italiano. Dall’osservazione della dinamica degli esercizi nel tempo, emerge che il rallentamento registrato nel 2011 si trasforma nel 2012 in un’inversione di tendenza con percentuali di segno negativo, a segnalare che il settore sta scontando gli effetti della crisi.
In Umbria nel 2012 piu’ della meta’ degli esercizi sono imprese individuali; seguono a distanza le societa’ di persone (27,2%) e le societa’ capitali (19%), che risultano in crescita.
A livello nazionale si trova una composizione analoga, ma con una piu’ marcata presenza di imprese individuali e un minor divario tra le societa’ di persone e le societa’ capitali.
Per quanto concerne la specializzazione merceologica, rispetto alla media italiana l’Umbria mostra un lieve sbilanciamento verso il no food con un’articolazione non troppo dissimile a quella nazionale.
La maggiore concentrazione di esercizi si ha tra gli Altri prodotti in esercizi specializzati (41,4%), a cui fanno seguito Esercizi non specializzati, Prodotti Alimentari, Bevande e Tabacco in esercizi specializzati, Altri Prodotti per uso domestico in esercizi specializzati.
Entrando nel dettaglio dei prodotti, le merceologie che presentano in Umbria quote piu’ elevate di esercizi risultano gli Articoli di abbigliamento (16,3% del totale) e il Commercio al dettaglio in esercizi non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande (12,6%). Seguono: Altri prodotti (esclusi quelli di seconda mano), Ferramenta, Prodotti del tabacco e Mobili.
Tra il 2009 ed il 2012, in Umbria solo i Prodotti Alimentari rilevano un trend positivo in tutti e tre gli anni; per inverso decrementi interessano gli Esercizi non specializzati e gli Altri prodotti per uso domestico.
Per quanto concerne le categorie merceologiche, i maggiori decrementi in valore assoluto si sono avuti nel settore non alimentare con le chiusure nei settori dell’Abbigliamento, dei Mobili e dei Prodotti tessili. Pochi gli esercizi in crescita, tra cui si segnalano la Frutta e verdura, Cosmetici, articoli di profumeria e di erboristeria a cui seguono Medicinali, Apparecchiature per telecomunicazioni e la telefonia e Altri prodotti alimentari in esercizi specializzati.
Le attivita’ secondarie, che nel 2012 costituiscono in Umbria quasi un quarto del totale dei punti vendita, risultano localizzate per la maggior parte nelle sedi principali, similarmente a quanto si rileva su base nazionale.
Circa la meta’ delle attivita’ secondarie sono concentrate nel commercio (23,3%) e nell’alloggio e ristorazione (26,1%).
Secondo i dati sulla grande Distribuzione Organizzata dell’ONC, aggiornati al 2011, in Umbria si concentra il 2,5% del complesso dei Supermercati, l’1,7% degli Ipermercati, il 2,2% dei Minimercati e l’1,9% delle Grandi Superfici Specializzate; spiccano i Grandi Magazzini umbri con il 4,2%.
Con riferimento al rapporto tra superficie di vendita e popolazione, l’Umbria si colloca tra le tre regioni con la piu’ alta densita’ di superficie complessiva della GDO (591 mq ogni 1.000 abitanti), assieme a Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia.
Questo indicatore presenta una forte caratterizzazione territoriale per cui passando da Nord a Sud la densita’ diminuisce.
Con riferimento al complesso delle regioni le diverse tipologie di grande distribuzione in Umbria hanno una densita’ collocata nella fascia alta; in particolare i supermercati (253,9 mq a fronte del dato medio di 148,9 mq), in analogia alle regioni del Nord est, e i Grandi Magazzini (118,2 mq contro 42 mq).
Dall’analisi degli indicatori relativi alla capacita’ di innovazione organizzativa, emerge che i Supermercati sono le forme di vendita che si avvalgono maggiormente di collegamento economico con la preminenza dei gruppi di acquisto.
Uno sguardo alla evoluzione dal 2008 al 2011 della grande distribuzione con riferimento a numerosita’, superficie e addetti evidenzia in Umbria variazioni complessivamente positive e di entita’ superiore al dato medio nazionale.
Le crescite maggiori si riscontrano in Umbria soprattutto nelle Grandi Superficie
Specializzate a cui fanno seguito i Grandi Magazzini e i Supermercati.
A livello italiano invece sono i Grandi Magazzini ad aver riportato il trend piu’ consistente.
Nel quinquennio 2007-2011 le vendite complessive al dettaglio (fonte Istituto Tagliacarne nell’ambito dell’ONC), sono diminuite del 2,5% a livello nazionale e al 3% per l’Umbria.
Particolarmente sostenuta e’ stata la riduzione nel settore non alimentare sia in Italia (-4,7%) che in Umbria (-5,7%).
L’Umbria si caratterizza anche per una lieve riduzione delle vendite del settore alimentare (-0,1%) in controtendenza con il trend complessivo italiano, leggermente in crescita.
Per quanto concerne le principali tipologie distributive si assiste, sia a livello nazionale che in Umbria, ad una flessione delle vendite relative ai piccoli esercizi mentre, a dispetto della crisi, la Grande Distribuzione Organizzata riesce ancora a distinguersi per un andamento in crescita delle proprie vendite al dettaglio.
Le vendite pro-capite umbre risultano le piu’ elevate nel panorama italiano nel settore alimentare mentre si collocano al decimo posto nel settore non food. Nel complesso le vendite pro-capite umbre si posizionano al di sopra della media nazionale e del Centro Italia.
‘Riscoprire e sostenere il valore dell’esercizio di vicinato e promuovere la qualita’ degli insediamenti commerciali e del loro armonico inserimento nel contesto territoriale, con una attenzione particolare ai centri storici dell’Umbria da trasformare in ‘centri commerciali naturali’ mettendone a valore, in maniera integrata, le straordinarie eccellenze”: e’ questa la rotta tracciata dall’assessore regionale al commercio, Fabio Paparelli, a chiusura dei lavori di presentazione del Rapporto 2012 su ”La distribuzione commerciale in Umbria”, realizzato da Aur, che si e’ tenuta, stamani, a Perugia.
”Innovazione, e-commerce, identita’ urbana, riqualificazione, promozione delle filiere e del commercio legato alle produzioni tipiche, incentivazione di progetti integrati tra commercio e turismo, con una particolare attenzione anche alle questioni legate alla sicurezza e all’adozione di moderne tecnologie” sono le ”parole d’ordine” che, secondo l’assessore, dovranno caratterizzare il futuro del commercio in Umbria.
Cio’ potendo contare su ”risorse sostanziose” messe sul piatto dalla Regione e pari ad oltre cinque milioni di euro.
”Un milione e settecentomila euro – ha annunciato Paparelli – sono infatti destinati alla chiusura delle graduatorie dei precedenti bandi Resta, finalizzati soprattutto a sostenere le Pmi commerciali nei processi di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale, e 3 milioni 700 mila euro verranno destinati, dopo una ampia partecipazione con tutti i soggetti interessati, al finanziamento dei nuovi bandi Resta 3 ed alle misure previste dalla legge 266.
Per i borghi ed i centri storici dell’Umbria a far da cornice alla nuova pianificazione commerciale saranno i Quadri Strategici di Valorizzazione, veri e propri strumenti operativi a carattere multisettoriale, su cui saranno chiamati ad impegnarsi, in un lavoro certamente complesso, sia le amministrazioni locali che le rappresentanze delle associazioni di categoria.
Il percorso comune che ci attende per passare dalle idee ai fatti – ha proseguito l’assessore – non e’ semplice, ma le analisi presentate qui oggi ci confortano rispetto alla direzione da prendere. Domani – ha detto – il Testo Unico sul commercio sara’ all’esame della competente Commissione consiliare.
Un testo – ha sottolineato – che presenta un alto grado di semplificazione e forti elementi di innovazione, tra i quali anche il ‘centro commerciale naturale’, che verra’ poi concretamente declinato, con proprio atto, dalla stessa Giunta regionale. Intanto stiamo lavorando alla legge per la tutela dei consumatori ed entro l’autunno – ha concluso – verra’ ultimata la nuova legge sulle sagre”.
Secondo il Rapporto l’Umbria si allinea ad un ”modello nord” di distribuzione, caratterizzato da una rete molto sviluppata che, per la prima volta, vede le superfici di media e grande distribuzione superare la meta’ di quelle di vendita complessive. Risulta elevata soprattutto la presenza di strutture della grande distribuzione alimentare, specie di media dimensione, da correlare – secondo lo studio – alla piu’ elevata spesa pro capite per questo settore seppure nel contesto generale di crisi economica, che conferma trend negativi di valore aggiunto, redditivita’ e occupazione.
Le reti distributive al dettaglio diminuiscono, a parita’ di abitanti, gli esercizi nel complesso, aumentano le loro superfici medie.
Cresce sensibilmente la presenza della Grande distribuzione organizzata e delle relative quote di vendita, diminuiscono le ditte individuali, aumenta la quota di imprese plurilocalizzate e le attivita’ secondarie presso le unita’ locali.
Dallo studio emerge inoltre in Umbria un processo di concentrazione di abitanti per esercizio (13,3) superiore alla nazionale (12,5) e una maggiore mobilita’ dei consumatori nelle aree commercialmente ”forti”, sia di residenti che di abitanti fuori regione.
Nell’ambito della rete distributiva un ruolo fondamentale gioca la media distribuzione (quasi un quarto delle superfici complessive di vendita nella regione sono da imputare alle medie strutture) anche a seguito degli interventi di semplificazione delle procedure di inizio attivita’ introdotte con la legge regionale 10/2013.
Un andamento che deve pero’ tenere conto del numero di autorizzazioni concesse, ma non ancora attivate, a cui potrebbe non essere dato seguito od esser fortemente ridimensionate.
Si assiste inoltre ad un elevato turn over di attivita’ commerciali, con una permanenza media sul mercato temporale molto ridotta e dovuta, nel settore del commercio al dettaglio non tanto al contenimento quantitativo delle rete distributiva, quanto al riassetto, alla qualificazione e valorizzazione dell’esistente e alla previsione che nuove iniziative presentino elevati indici di qualita’ e si inseriscano correttamente nel territorio, in una visione sia locale che a carattere regionale.