L’accesso al credito, come dimostrano i dati e lo stesso Rapporto annuale della Banca d’Italia del giugno scorso, rappresenta ancora uno dei principali ostacoli sul cammino delle piccole e micro imprese, che in Umbria rappresentano il 95% del tessuto economico.
La lunga crisi economica, le concentrazioni e ristrutturazioni avvenute nel sistema bancario e l’evoluzione delle norme bancarie, hanno portato a una profonda trasformazione del rapporto tra le imprese e le banche.
Nello stesso tempo sono nati strumenti finanziari alternativi a quelli più tradizionali, dal reward crowdfunding al venture capital.
Di tutto questo, del “Credito 4.0. Nuovi strumenti finanziari per le imprese” e delle proposte di CNAUmbria per rafforzare la capacità di accesso al credito delle micro e piccole imprese, si ne è parlato mercoledì 17 ottobre al Best Western Hotel Quattrotorri – Perugia.
In un’intervista rilasciata al Messaggero il presidente di Cna Renato Cesca aveva anticipato un po’ i temi del convegno, parlando delle piccole imprese e della fatica del credito. Dicendo fra l’altro: «Il razionamento del credito iniziato nel 2010 prosegue tuttora, specialmente quando si tratta di micro e piccole imprese. L’idea ci è venuta dopo aver ascoltato, lo scorso giugno, il rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia dell’Umbria che ha certificato quello che noi sosteniamo da anni. Come conferma il rapporto, mentre l’accesso al credito per le medie e grandi imprese ha ormai superato i livelli pre-crisi, per le micro e piccole imprese continua a scendere. Se nel 2012 le imprese artigiane avevano beneficiato complessivamente di 1,2 miliardi di euro, nel 2017 la cifra è scesa a 900milioni di euro, pari a una riduzione del 25%».
E sono stati oltre 2 mila partecipanti hanno assistito al convegno “Credito 4.0”, organizzato dalla Cna dell’Umbria e dal suo Confidi Fidimpresa.
I vari relatori hanno analizzato la situazione attuale. I temi trattati sono andati dalla finanza, allo scenario internazionale alle ripercussioni in Umbria, ai tradizionali canali di finanziamento, ai nuovi strumenti che possono consentire di ottenere le risorse necessarie a start up e imprese che intendono espandersi.
Proprio partendo dalle difficoltà incontrare dalle piccole e micro-imprese nell’accedere al credito bancario (25% il taglio subito dalle attività artigiane negli ultimi 5 anni, un problema che tocca il 95% delle aziende umbre), il direttore di Cna Umbria, Roberto Giannangeli, ha chiesto di applicare la “lettera R” della legge Bassanini, operazione che in Umbria si sta cercando di tradurre nella costruzione di una filiera della garanzia che torni a coinvolgere i confidi accanto alla finanziaria pubblico-privata Gepafin, fino al Fondo centrale di garanzia. Uno strumento, ha detto la governatrice regionale Catiuscia Marini, che in Umbria non è stato sfruttato appieno. Da qui il lavoro svolto con le associazioni, attraverso Umbria Innova, per offrire servizi finanziari alle start up e favorire la crescita dimensionale delle imprese già presenti, senza tralasciare le micro aziende destinate a rimanere tali.
E poi ci sono gli altri canali di finanziamento, o come i “venture capital”, il reward crowdfunding, utile per realizzare progetti di start up e imprese non bancabili. Le esperienze di successo raccontate da Paola d’Agostino (piattaforma Eppela), hanno incuriosito gli imprenditori. Da novembre Cna Umbria farà partire, proprio con Eppela, un progetto pilota dedicato alle neo imprese in cerca di capitali. Ma nell’era del credito 4.0 il canale bancario non viene abbandonato, bensì evolve, come nel modello Artigiancassa, illustrato dal presidente Fabio Petti. Dell’evoluzione del sistema finanziario ha parlato Federico Ghizzoni, presidente di Rothschild&Co. Italia. «Le banche devono tornare a far credito» il suo messaggio, in modo più tradizionale, cioè valutando le imprese al di là degli automatismi dei numeri. «Mettiamo nelle imprese le nostre risorse – ha concluso Ghizzoni – e l’Italia sarà fuori dai suoi problemi».