Il Sindacato autonomo di Polizia di Perugia, attraverso il segretario provinciale Vincenzo D’Acciò, fa il punto della situazione, dopo che negli ultimi dieci giorni si è assistito ad una recrudescenza della violenza urbana.
«Alla luce degli ultimi eventi, la segreteria provinciale Sap ritiene di dover ribadire che la sicurezza a Perugia deve smettere di essere solo uno spot elettorale e debba essere affrontata con estrema lealta’ sincerità e dati alla mano. Abbiano organici vecchi e non corrispondenti alle reali richieste del territorio questa è la verità. Dopo l’episodio violento di qualche giorno fa in Piazza del Bacio, viene chiesta a gran voce l’apertura di un’altra presidio a Fontivegge. Giuste le richieste della gente perché la sicurezza è un diritto garantito dalla Costituzione».
«La zona è molto delicata e le persone hanno paura, ma facciamo un’analisi rispetto al presidio in centro storico in via Bartolo: ha funzionato all’inizio poi, qualche trasferimento o pensionamento ne ha determinato una operatività a singhiozzo e attualmente all’ufficio del centro sono rimasti assegnati quattro operatori, quindi perché aprirne un altro? Pensare poi di farlo funzionare è pura utopia, con quali operatori? Perugia ha mediamente due macchine della polizia e una o due dei carabinieri su ogni turno decisamente molto poche vista la vastità del territorio e le sue criticità. Per questa segreteria provinciale rapertura di un nuovo posto di Polizia a Fontivegge è possibile solo con l’arrivo di almeno altri 20 uomini, perché non si può pensare di fare nozze coi fichi secchi e soprattutto non si possono fare proclami sulla sicurezza a discapito sempre degli stessi operatori già strizzati al massimo perché impiegati in innumerevoli servizi. Attendiamo con grande gioia quanto annunciato dal nostro ministro a riguardo del rinforzo di tutte le Questure e l’assunzione di ulteriori 10mila poliziotti perché la presenza sul territorio è di fondamentale importanza».
«Questa segreteria provinciale, inoltre, esprime vicinanza e solidarietà ai due carabinieri e la guardia giurata indagati per i fatti di Ponte Felcino – continua D’Acciò -. Stavano espletando il loro servizio facendo il loro dovere fino in fondo, non potevano decidere di aspettare che i ladri andassero , sono intervenuti in un momento delicato dove l’adrenalina è a mille ma hanno fatto il loro dovere, stavano tutelando nel migliore dei modi la collettività, e a parere di questo sindacato, che già si sta battendo in tutte le sedi, non è giusto che vengano indagati con capi di imputazione pesanti e che li coinvolgono in processi che durano anni e gravano solo sugli operatori e le loro famiglie. Confidiamo comunque sempre nella giustizia e nella magistratura. Fino a che passerà l’idea che chi aggredisce le forze dell’ordine corre meno rischi dell’operatore che compie il proprio lavoro non potrà esserci davvero sicurezza per il cittadino».