Poco meno di 600 giorni di attesa per una mammografia all’ospedale di Foligno, appena tre se si sborsa la cifra di 212 euro.
A segnalare il caso al Corriere dell’Umbria è una donna di 49 anni a cui il ginecologo aveva ribadito l’opportunità di effettuare l’esame. La signora in questione si è vista fissare al Cup l’appuntamento per maggio 2020. Pagando, invece, potrebbe farlo anche domani.
Ma di casi simili se ne contano ormai a migliaia. Come quello di un noto imprenditore locale, con 5 bypass al cuore, che si è visto rimandare la scintigrafia coronarica a marzo del 2019. Cinque lunghi mesi che potrebbero essere sufficienti per andarsene senza arrecare nessun disturbo alle strutture pubbliche.
E pensare che un apposito articolo del decreto legislativo, il ’124/’98’ (Ridefinizione del sistema di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie e del regime delle esenzioni), stabilisce che “le Regioni devono disciplinare i criteri secondo i quali i direttori generali delle Asl determinano il tempo massimo che può intercorrere tra la data della richiesta delle prestazioni e l’erogazione della stessa. Qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramuraria, ponendo a carico dell’Asl di appartenenza la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Agli eventuali maggiori oneri derivanti dal ricorso all’erogazione delle prestazioni in regime di intramoenia si fa fronte attraverso quanto previsto dal decreto legislativo ‘502/’92’ con conseguente esclusione di ogni intervento finanziario a carico dello Stato”.