L’omicidio del 35enne tunisino ad un passo dalla stazione ferroviaria di Perugia ha avuto un effetto deflagrante sul piano emotivo. Un fatto orribile che ha sconvolto tutta la comunità cittadina e che ha ancora una volta rimesso in primo piano la difficile situazione in cui è costretto a vivere tutto un quartiere che da anni si sente invaso e assediato dalla criminalità più o meno organizzata. Già un anno fa fu presentata al Questore una petizione con una raccolta di 1.400 firme per chiedere la presenza di un Posto fisso di Polizia a Fontivegge. E già questo era un segnale importante di quale condizioni anche psicologiche stavano vivendo i residenti.
Del resto la sicurezza dell’intera area è una questione che da tempo sta a cuore non solo ai cittadini, ma anche alle forze dell’ordine che continuano a monitorare e intervenire nella zona “calda” della periferia. Ma purtroppo i tanti interventi e la miriade di controlli fin qui effettuati, hanno sì un po’ fatto effetto, ma poi sono sempre continuati a succedersi episodi di violenza efferata degni di un Bronx alla deriva.
Certo molto avrebbe influito l’impiego delle risorse promesse dal governo Gentiloni per la riqualificazione delle periferie, e dunque erano stati salutati come “benedetti” quei 16 milioni di euro destinati alla riqualificazione dell’area. Ma per ora di quei soldi non c’è traccia, anche per le decisioni prese dal nuovo esecutivo che per risparmiare ha deciso di tagliare proprio su queste “uscite”.
E dunque la patata bollente è rimasta nelle mani dell’amministrazione e delle forze dell’ordine che tanto si danno da fare per assicurare il rispetto della legge, ma che si ritrovano malgrado loro a combattere una guerra persa, senza quartiere.
C’è chi a questo punto invoca l’impiego dell’esercito, e chi, visto il ripetersi e il reiterarsi degli episodi di violenza, ha pensato bene di “abbandonare” il campo per trasferirsi in zone meno “calde” della città.
Ma anche questa è una “resa”, una reazione passiva che non può essere considerata e vista come giusta e coraggiosa. Non si può pensare di lasciare parti vive della città al più lurido degrado. Una buona amministrazione ha il compito di contribuire alla “bonifica” per riappropriarsi così di un pezzo di città che in questo momento è fuori controllo, allo sbando, in mano a malfattori senza scrupoli, che si sentono i padroni del vapore e il più delle volte diventano arroganti, perché forti del fatto che anche se “beccati” in flagranza di reato restano bellamente impuniti.