Per tre giorni la nostra città è sede del secondo Symposium dei cori universitari italiani, con una massiccia presenza in termini di giovani cantori, relatori e accompagnatori. Un bel risultato per il presidente nazionale dell’A.Gi.Mus. Salvatore Silivestro e per il comitato scientifico presieduto dal rettore dell’ateneo Franco Moriconi. Oltretutto Silivestro, ricordiamolo, è anche il fondatore del coro dell’Università perugina e ne è tuttora il garante artistico.
Il Simposio, che acquista la dizione di internazionale per la presenza di due cori Mitteleuropei, si è aperto ieri pomeriggio nell’aula magna dell’Università con una relazione introduttiva di Sandro Azzarelli, presidente del coro perugino e una esposizione vocale delle due formazioni ospiti, il Vox Humana di Vac, Ungheria, e degli sloveni dell’Apz di Lubiana.
Dalle 17 sono cominciate le relazioni previste: Sandor Bence e Hella Szabo hanno parlato dell’adozione del metodo Kodaly che caratterizza la formazione dei cantori ungheresi, la professoressa Teresa Magale dell’ università di Firenze e la dottoressa Francesca dell’Omodarme hanno riferito sulla situazione dei cori nella città medicea.
In serata trasferimento dei cori nella basilica di San Pietro per la prima delle tre serate concertistiche.
Cinque i cori presenti, con un imponente colpo d’occhio sul monastero sublacense colmo di cantori, molti dei quali togati di austeri mantelli, con stole colorate.
Rosse erano quelle del coro universitario perugino che ha aperto la serata, facendo gli onori di casa sotto la direzione di Marta Alunni Pini, con l’organista Francesco Andreucci e il soprano Elena Vigorito. In programma laudi cortonesi e il “Panis angelicus” di Silivestro, un pezzo ormai classico del suo repertorio.
Di forte impatto visivo il coro universitario di Pisa diretto da Stefano Barandoni. Tre le poderose composizioni corali di Mendelssohn proposte, colò sussidio di una bella voce di contralto e l’accompagnamento dell’organo.
Quando è stata la volta del APZ di Lubiana si è alzato in maniera impressionante il livello della serata. Si definisce formazione universitaria, ma in realtà il coro sloveno è una formazione autenticamente professionale che vanta la vittoria in premi internazionali di rilievo. Lo dirige una capacissima maestra, Jerica Gregor Bukovec che muove con disinvoltura una compagine che è capace di molte sfumature e di notevoli stacchi vocali. Pezzi sacri di Bach-Nysted, Makor e Lukaszewsi, il primo dei quali cantato in circolo dietro l’altare maggiore, ha dato ragione di un consenso perfettamente condiviso da tutti i cantori presenti.
E’ stata poi la volta del coro ungherese di Vac, diretto da Bence Sandor. Busto, Molfino e Eberdin gli autori scelti, con un finale di negro-spiritual di Moses Hogan. Bella pasta timbrica e, ancora una volta, conferma della centralità delle attività corali nella formazione universitaria dei cori dell’Este europeo. Una persistenza di valori civili e umani che per fortuna è diventato anche esperienza curricolare nelle nostre aule universitarie.
Chiusura col coro dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con elegante stola gialla. Il direttore Carmem Cantarella ha dovuto attendere la risoluzione di un problema provocato da un malore di uno spettatore prima di dare inizio alla collaborazione col flautista Loris Longo, la pianista Daniela d’Agostino e il soprano Valeria Stancati per le musiche di Deprez, Elgar, Fauré e Rheinberger.
La giornata di oggi prevede una mattinata nell’ateneo con la relazione di Giuseppina La Face, dell’Alma Mater di Bologna e un nutrito gruppo di relatori prima del trasferimento serale al teatrino dell’Onaosi per un programma di blues, swing e pop. Per domani relazioni mattutine di Marco Uvietta (Trento), Veronica Manna, Fabrizio Figorilli e Antonella Coppi (Bolzano), Denis Rondic, presidente dell’ Apz di Lubiana. Alle ventuno tutti in cattedrale per un Requiem di Verdi in una versione con cori riuniti, organo e percussioni.
Stefano Ragni