di Francesco Castellini – Li chiamano “semafori intelligenti”, ma ad essere generosi sarebbero da catalogare come strumenti “idioti” messi al servizio di una amministrazione “furba” e senza scrupoli, che pur di fare cassa non si arresta davvero davanti a nulla. Che sia una giunta rossa, gialla o verde è uguale.
A Perugia dal 10 ottobre del 2017 sono state comminate 6.060 multe agli automobilisti che si sono permessi di sfidare il segnale di divieto. Molti di loro hanno oltrepassato il limite convinti che fossero nel giusto, non facendosi per nulla intimidire dal colore intermedio, ma si sa i tempi di tolleranza di queste infernali macchinette sono minimi, e finire fotografati con tanto di luce rossa affiancata alla targa è un attimo.
E così si continua ad infierire sui poveri automobilisti, ancora una volta considerati alla stregua di bonarie vacche grasse da “mungere” senza ritegno. E sapere che il numero delle ammende da sempre è perfettamente in linea con la media annuale che si aggira sulle 8 mila infrazioni rilevate con i sistemi automatici, fa capire che da parte dell’amministrazione attuale non c’è alcuna tolleranza né presa di coscienza del fenomeno rilevato.
Sparsi in tutta la città gli impianti semaforici controllati con Photor&V sono 12, e stanno lavorando indefessamente da un decennio.
Fanno in media al giorno 21 multe appioppate. E c’è poco da protestare. Ogni difesa è inutile: con l’infrazione immortalata in due immagini non c’è giudice di pace che tenga.
A queste poi vanno aggiunte le 790 le multe fatte con speed check e telelaser. In questo caso entra in gioco l’autovelox in dotazione alla polizia municipale che viene spostato e usato per due tipologie di controlli. Può finire negli speed check, le colonnine arancioni spuntate come funghi finché hanno raggiunto il numero di 50.
Oppure viene installato su un cavalletto e usato in modalità telelaser.
Negli ultimi mesi anche su questo fronte si è rilevata un’intensificazione dei servizi. Ma attenzione, a tutti gli automobilisti va ricordato che per far sì che la contestazione sia legittima serve la presenza di un vigile che sorvegli il regolare funzionamento dell’apparecchiatura, poi scaricherà le immagini in ufficio (nel caso del telelaser invece l’auto viene fermata: deve esserci la contestazione immediata).
Sta di fatto, che fra uno scatto “ricordo” e un altro i “souvenir” per il Comune rappresentano decisamente un introito irrinunciabile.
Basti dire che nel bilancio di previsione comunale le multe valgono 6 milioni di euro, e dunque chissenefrega se il giallo dura meno dei canonici 4 secondi con cui dovrebbe essere tarato lo stupido semaforo…
Per non parlare poi delle Strisce blu, che a Perugia “producono” 1.465 multe al mese.
E così si scopre che a Perugia un terzo delle multe per divieto di sosta viene elevate dagli ausiliari Sipa.
Per gli automobilisti perugini c’è poco da stare allegri. Questi “omini blu” che controllano la sosta negli stalli a pagamento sono molto efficienti.
Ma si capisce il perché: portano un sacco di quattrini all’azienda madre, che per questo c’è da credere che li incentivi ad agire in maniera spregiudicata. E così questi pseudo fustigatori, affetti dalla sindrome del vigile urbano, non si fanno certo pregare. Si posizionano in maniera discreta nelle aree con strisce blu. Attendono che il malcapitato automobilista si allontani e tac, appioppano il foglietto sotto il tergicristallo. Per poi dileguarsi evitando discussioni e fastidi di sorta.
Ecco quali sono i bilanci relativi alle contravvenzioni della società che gestisce i parcheggi in tutta la città.
Sono 26.370 in tutto i verbali complessivi registrati tra il 2017 e la prima metà del 2018 vergati dagli ausiliari del traffico. Ammontano a 6.475 quelle non pagate.
Il dato è fornito dalla municipale di Palazzo dei Priori. Nel dettaglio sulle 17.426 multe dello scorso anno ne sono state pagate 13.406. Da gennaio a giugno 2018 su 8.944 sanzioni comminate, ne sono state onorate 6.489. Si tratta di 41 euro a multa, che se pagata entro cinque giorni diventa di 21. Altrimenti lievita con le spese di consegna.
Contravvenzioni all’anno comminate senza pietà a chi non paga il ticket oppure a coloro che hanno il biglietto che è scaduto.
Del resto hanno tutto l’interesse per “infierire” senza pietà. Fra il Comune e l’azienda che ha in concessione i posteggi infatti c’è un accordo che un paio di anni fa alcuni consiglieri comunali non esitarono a definire «capestro». Già perché la società Sipa continua a percepire una bella fetta per ogni contravvenzione incassata. Un importo che ha subìto diversi adeguamenti con gli anni legati all’indicizzazione Istat e che ormai sfiora i 17 euro. E tutto ciò nonostante la possibilità di pagare la sanzione con il 30% di sconto per chi paga entro cinque giorni. Ma a Sipa ne vanno comunque 17, indipendentemente dal fatto che si paghi o meno con lo sconto.
E pensare che soluzioni alternative ci sarebbero, per evitare di stare ad accanirsi sui poveri automobilisti fatti rientrare malgrado loro fra le voci attive del bilancio comunale e considerati sempre alla stregua di una mucca da latte da spremere fino in fondo.
L’esempio viene dal un altro Comune dell’Umbria.
Da qualche mese infatti Città di Castello si è vestito di nuovi parcheggi gratuiti. Sorgono nel centro storico tifernate, al posto dei pallai dei Frontoni dove si giocava a bocce. L’investimento sfiora i 30 mila euro.
Con tale intervento sono stati definitivamente smantellati tre campi dismessi che in passato erano curati dall’Associazione Bocciofila Pensionati Frontoni. È stata inoltre installata la segnaletica verticale e orizzontale per l’individuazione degli stalli di sosta.
Come chiamarlo, se non un “servizio al cittadino”, che invece di angariare le persone gli va incontro e lo agevola senza importunarlo.