Difficile in questo momento presagire quello che sarà il futuro delle Distillerie Di Lorenzo di Ponte Valleceppi. Da una parte l’azienda deve fare i conti con il concordato in continuità. Oggi udienza per l’adunanza dei creditori, ma la partita si gioca su più tavoli.
Dall’altra c’è la Regione, servizio autorizzazioni ambientali, che con una diffida ha posto dei paletti strettissimi su scarichi, combustione polveri, tanto da poter significare il blocco totale dell’attività.
Intanto, come ricorda la Flai Cgil, più di 50 famiglie, tra dipendenti diretti e indotto, «stanno attendendo con angoscia» l’esito del concordato (una partita da circa 40 milioni di euro) che potrebbe definitivamente portare alla chiusura dello stabilimento, ricorda la Cgil, oppure assicurare una ripartenza che possa ridare fiato e speranza all’azienda e ai lavoratori. «Sappiamo delle tante criticità che attraversa lo stabilimento di Ponte Valleceppi – dice Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil Umbria – criticità che sembrano strutturali e che preoccupano e penalizzano la comunità residente nei dintorni della fabbrica, la quale merita risposte e interventi all’altezza. Ma con altrettanta sensibilità continua Greco va maneggiato il futuro delle tante famiglie che vivono del lavoro di quella fabbrica».
Il segretario Flai ricorda che all’indomani della dichiarazione di insostenibilità finanziaria e quindi della richiesta di concordato, tutte le parti, dai lavoratori ai sindacati e con l’impegno dei curatori e del giudice, si sono adoperate per assicurare la continuità produttiva dello stabilimento, anche con il coinvolgimento di player importanti del settore, che hanno continuato a scommettere sulle competenze delle maestranze delle distillerie.
«Tutto questo non può essere disperso – afferma ancora Greco -. Si faccia di tutto per garantire il lavoro e il futuro di questa fabbrica, evitando l’ennesimo colpo all’economia e al mondo del lavoro nel nostro territorio. Ben venga dunque qualsiasi proposta seria, affinché questa eccellenza produttiva torni a essere un’opportunità e non un problema».