Il consigliere comunale Michelangelo Felicioni, potrebbe finire sotto inchiesta. Sarà il giudice per l’udienza preliminare, il prossimo 24 gennaio, a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura nei confronti dell’esponente di Fratelli d’Italia accusato di tentata estorsione e truffa, in riferimento al denaro che una sessantenne, dipendente pubblica, gli avrebbe consegnato in più tranche nel 2017.
L’accusa è di truffa per essersi fatto consegnare 25mila euro in contanti, tranne 499 euro accreditati sulla postpay, facendo credere all’amica di aver problemi economici, anche a causa della minacce di due rumeni che volevano da lui 6mila euro per un affare andato male.
L’accusa di estorsione è invece legata in particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, al fatto che secondo la denunciante sarebbe stato Felicioni ad aver inserito nella cassetta della posta una lettera minatoria (peraltro anonima) con cui si minacciava “Se non paghi vedrai che ti succede” e nella quale si faceva richiesta di 3.500 euro per non rivelare particolari della sua vita privata.
Dalle dichiarazioni della persona offesa emerge che fu lui a sconsigliare alla donna di denunciare, mentre gli avvocati della difesa hanno dimostrato che fu lo stesso consigliere ad accompagnarla in caserma.
Una storia complicata, che ovviamente è tutta da verificare e che si basa per ora sulla sola testimonianza della donna che avrebbe raccontato di aver consegnato soldi in contanti, per cui risulta difficile dimostrarne anche il passaggio effettivo.
Felicioni è difeso dagli avvocati Saschia Soli e Ermes Farinazzo e, anche davanti al pm, ha negato ogni addebito, ma preferisce non rilasciare dichiarazioni.
Anche se ha affidato a Facebook uno sfogo: «Con stupore e amarezza ho letto la notizia che riguarda l’accusa a me rivolta, di crimini e reati da me invece mai commessi. Posso solo dire che ricoprire ruoli di amministratore pubblico porta in certi casi ad essere esposti a una gogna inaccettabile. Al momento, su invito dei miei legali, non entrerò nel merito della vicenda, ma quando potrò, per dimostrare la mia totale innocenza, non mancherò. Sono abbattuto ma comunque in piedi e cammino a testa alta, consapevole di chi sono e che non mollerò mai, anche di fronte a certe accuse non veritiere. Il tempo è galantuomo e arriverà quel giorno che potrò tornare ad essere ancor più forte di quello che sono ora e dimostrare che sono una persona leale ed onesta, sempre pronta a dare una mano a chi ne ha bisogno. Per ora mi fermo qua e, nel continuare a vivere come ho sempre fatto, riprenderò parola solo quando sarà il momento.
Ps Grazie a tutte quelle persone che nella giornata di oggi mi hanno sostenuto e dimostrato tanta ma tanta solidarietà».
In aula ci sarà anche la persona offesa, assistita dall’avvocato Elisabetta Curioso Mammoli.
Intanto, come rivela La Nazione dall’inchiesta emergono alcuni particolari: dalle intercettazioni all’analisi dei tabulati, per incrociare i contatti tra indagato e persona offesa. Molte le persone sentite a sommarie informazioni.
Tra i testimoni anche il sindaco Andrea Romizi.