Di Alberto Laganà – Mentre stamattina in consiglio regionale si decide il destino della Marini (assente giustificata!) e della fine della legislatura, i magistrati seguitano a lavorare incessantemente per trovare il bandolo della matassa di un sistema di favori messo in piedi dal Pd per procurarsi favori elettorali, ma anche per capire se ci sono stati finanziamenti illeciti del partito sul fronte degli acquisti e dei lavori effettuati nella sanità.
Il compito non è dei più semplici perché c’è un velo d’omertà ‘simil mafioso’ tra i protagonisti ed i miracolati di questo scandalo, ma mettendo a confronto le deposizioni emerge un sistema di voto di scambio messo in piedi in modo scientifico: i candidati si rivolgevano prevalentemente alla ‘trimurti’ Marini, Bocci, Barberini, che poi smistavano le richieste presso i dirigenti dell’ospedale. Un sistema lubrificato che probabilmente andava avanti dalla notte dei tempi coinvolgendo sicuramente altri protagonisti delle legislature regionali passate.
Naturalmente il sistema è stato replicato in tutte le situazioni in cui la politica poteva allungare le mani del potere sulle assunzioni come le partecipate. Basta esaminare l’elenco dei nomi di quanti sono stati assunti nelle imprese pubbliche, ma anche nella stessa Regione e Provincia dove troviamo ‘stranamente’ nomi di ex consiglieri ed ex assessori di centrosinistra.
Per non parlare di incarichi ad amici degli amici effettuati dalla Regione Umbria ed il cui elenco impudicamente è pubblicato per la trasparenza, (una sorta di presa in giro). Incarichi fumosi ed inutili che non di rado raggiungono i 50mila euro l’anno e pesano sulle tasche dei cittadini.
Fortunatamente l’informazione fornita dalla Rete ha aperto un sipario che raramente la carta stampata ha affrontato perché timorosa di disturbare il manovratore.
Insomma ormai il re è nudo e al di là delle conseguenze giudiziarie i protagonisti di queste vicende sono esposti alla gogna mediatica e chi ha percepito simili favori, oltre a quelli che li hanno concessi, sono sottoposti al disprezzo pubblico nella speranza che questo sistema abbia fine favorendo, com’è giusto, il merito alle scorciatoie della politica.